Ai Confratelli nell'Episcopato e alle loro comunità cristiane, la Presidenza della C.E.I. porge un vivissimo augurio di Buon Natale. La solenne ricorrenza liturgica possa trovare la Chiesa, come Maria a Betlemme, raccolta in profonda meditazione dell'amore di Dio, che con la nascita del suo Figlio ha riversato la vera pace sugli uomini di buona volontà.
E poiché nessuno è escluso dalla festa del Natale, possa l'augurio giungere, con pari affetto cristiano, a tutta la gente del nostro Paese.
Possa giungere particolarmente alle popolazioni della Basilicata e della Campania, tanto duramente provate dalla recente catastrofe sismica: a quanti tra loro piangono i morti, ai feriti, alle famiglie senza casa e senza lavoro, ai Vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, e a quanti altri operano con sincerità per riaccendere fondate ragioni di speranza.
Per essere autentica, la celebrazione del Natale deve far vibrare nella Chiesa e negli uomini onesti le sofferenze e le attese di quella gente, fino a determinare in tutti una conversione decisa, permanente, sorretta da lucidi criteri di moralità sociale.
Non per interessi di parte, non per volute strumentalizzazioni, non con superficialità, non per proselitismo – né culturale, né politico, né religioso – ci si avvicina alle sofferenze dei fratelli, ma solo per amore, per profonda condivisione, con competenza, con discrezione e quasi in silenzio.
Se denunce sono necessarie, tanto più forti esse potranno essere quanto più saranno oneste e quanto più saranno volte a edificare per tutti pace nella giustizia.
Prima di tutto, infatti, è l'uomo, con i suoi diritti elementari alla vita, alla famiglia, alla casa, al lavoro, alla sicurezza sociale, alla libertà, alla espressione responsabile della propria fede religiosa; anche con il diritto a vedere accolte e rispettate le sue sofferenze, le sue tradizioni, i suoi progetti per il futuro.
Nessuno, oggi, può stare alla finestra, nessuno può delegare ad altri gli impegni della propria coscienza e delle proprie competenze, nessuno può chiudersi in casa o nel proprio paese.
Nei momenti di confusione o di maggiori difficoltà, c'è un dovere di corresponsabilità che richiede nuove decisioni e nuovo coraggio, perché si possa far credito alle risorse delle persone, dei corpi intermedi, delle istituzioni, e si possa operare fiduciosamente per il bene comune.
Questi nostri giorni non sopportano divisioni, ma esigono comunione e grande speranza.
Nell'accompagnare l'augurio di Natale con queste riflessioni, la Presidenza della C.E.I. sa di interpretare la disponibilità dei cristiani, di tanti giovani in particolare, a mettere le migliori energie a servizio dei fratelli della Basilicata e della Campania, in chiaro spirito evangelico.
Ad essi raccomanda, in questa circostanza, la meditazione attenta dell'Enciclica di Giovanni Paolo II «Dives in misericordia», sostegno autorevole per l'impegno della Chiesa nel mondo contemporaneo.
Auspica inoltre che, lavorando ordinatamente per la ricostruzione nelle zone distrutte dal terremoto, insieme si pongano le premesse per un rinnovato costume morale e sociale del Paese, per la collaborazione in Europa, per la pace nel mondo.