Messaggio della Presidenza della C.E.I. in occasione dellEnciclica “Veritatis splendor
Messaggio della Presidenza della C.E.I. in occasione dellEnciclica "Veritatis splendor
insegnamento così alto e autorevole trovi nei fedeli pronta e cordiale docilità e in tutti attenzione rispettosa e disponibilità al confronto.
Roma, 5 ottobre 1993.
La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana esprime la sua viva gratitudine al Santo Padre Giovanni Paolo II per l'insegnamento sui fondamenti della morale cattolica, che, con l'autorità di Pietro, ha proposto nell'Enciclica “Veritatis splendor”.
Con gioia e convinzione i Vescovi italiani rinnovano il loro impegno, cum Petro et sub Petro, a predicare al popolo di Dio loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita (Lumen gentium, 25).
Nella voce del Papa essi riconoscono l'appello del Maestro, che chiama alla conversione ed indica l'unica strada che porta alla vita: “la verità vi farà liberi” (Gv 8, 32).
Cristo è la luce che rischiara il cammino di ciascuno! ALui dobbiamo guardare per sapere “che cosa è buono”. E Lui, nel confermare il valore permanente dei comandamenti di Dio come via che porta alla vita, ne addita il pieno compimento nella legge dell'amore come dono di sè a Dio e ai fratelli. Mentre propone tutte le esigenze impegnative e liberanti della verità e della fedeltà alla volontà di Dio, Cristo ci dona anche la grazia e la forza del suo Spirito per amarle e incarnarle nella nostra vita.
La libertà autentica, di cui tanta sete hanno gli uomini del nostro tempo, può realizzarsi solo nel rispetto di quelle verità morali oggettive, che i precetti della legge di Dio tutelano e che devono guidare l'agire di ogni persona. Da esse la coscienza deve lasciarsi illuminare, per giudicare rettamente il valore delle azioni. In tal modo lo splendore della verità si rifletterà nella vita dei credenti e di coloro che con onestà si aprono al Bene.
La nuova Enciclica di Giovanni Paolo II contiene per tutti noi un grande incoraggiamento. La lettera mette in evidenza la profonda umanità e la straordinaria semplicità della morale cristiana: “essa consiste nel seguire Gesù, nell'abbandonarsi a Lui, nel lasciarsi trasformare dalla sua grazia e rinnovare dalla sua misericordia, che ci raggiungono nella vita di comunione della sua Chiesa” (n. 119).
Riteniamo importante sottolineare quanto il Papa, con l'autorità del successore di Pietro, richiama con particolare insistenza: “l'universalità e l'immutabilità dei comandamenti morali e, in particolare, di quelli che proibiscono sempre e senza eccezioni gli atti intrinsecamente cattivi” (n. 115). A tale insegnamento i Vescovi italiani aderiscono di cuore, come pure fanno proprio l'impegno a vigilare perché la parola di Dio e la “sana dottrina” (2 Tim 4, 3) siano fedelmente insegnate ai fedeli, a partire dai Seminari e dalle Scuole cattoliche. I sacerdoti e, in modo speciale, i teologi moralisti vorranno ascoltare docilmente e aderire lealmente a questo insegnamento, soprattutto in quanto hanno il mandato specifico di trasmetterlo ai loro fratelli nella fede. A nessuno è lecito separare la fede dalla morale: “chi ama Cristo osserva i suoi comandamenti (cf. Gv 14,15)” (n. 119).
Il richiamo del Santo Padre giunge poi quanto mai opportuno, per il momento di smarrimento morale che il nostro Paese sta attraversando e per le sfide che un'autentica ripresa pone. La riproposizione dell'universalità e immutabilità della legge morale, basata sul rispetto dovuto alla dignità inviolabile della persona, è decisiva per il rinnovamento della vita sociale. Solo su un solido fondamento etico può infatti costruirsi una giusta e pacifica convivenza umana, e quindi una vera democrazia.
I Vescovi italiani auspicano che un
PRESIDENZA DELLA CEI
05 Ottobre 1993