Messaggio del Santo Padre per la XXV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

Messaggio del Santo Padre per la XXV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
La Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, per decisione del Consiglio Episcopale Permanente, si terra la seconda domenica di ottobre allo scopo di non farla coincidere con un periodo pastoralmente già molto pieno di impegni pastorali qual è quello dell'Ascensione.
Si ritiene tuttavia utile pubblicare su questo numero del Notiziario il “Messaggio” del Santo Padre per tale ricorrenza.
 
Cari Fratelli e Sorelle,
in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, torniamo al tema che ha costituito il messaggio centrale della Istruzione pastorale Cornmunio et progressio, approvata da papa Paolo VI nel 1971 e relativa all'applicazione del Decreto del Concilio Vaticano II sugli Strumenti della Comunicazione sociale. Formulata in conformità ai desideri dei Padri Conciliari, l'Istruzione individuava nell'unità e nel progresso della famiglia umana gli obiettivi principali della comunicazione
sociale e di tutti i mezzi di cui essa si serve. Nel ventennale di questo importante documento, desidero richiamare tale fondamentale considerazione per invitare i membri della Chiesa a riflettere, una volta
di più, sui gravi problemi e sulle nuove, ricche opportunità che i continui sviluppi degli strumenti della comunicazione originano, soprattutto in relazione all'unità e al progresso di tutti i popoli.
Da molto tempo la Chiesa ritiene che i media (stampa, radio, televisione e cinema) sono da considerare dei “doni di Dio” (cfr. Pio XII lettera enciclica Miranda prorsus, AAS,24 [1957], p. 765). Da quando venne pubblicata l'Istruzione pastorale l'elenco dei “doni”, comprensivo dei mezzi di comunicazione, ha continuato ad allungarsi. Ora, l'umanità dispone di mezzi quali satelliti, computers, videoregistratori e sempre più avanzati metodi di trasmissione ed informazione. Il fine di questi nuovi doni è lo stesso dei mezzi di comunicazione più tradizionali: avvicinarci l'un l'altro più intimamente nella fratellanza e nella mutua comprensione, ed aiutarci a progredire nella ricerca del nostro destino umano, come diletti Figli e Figlie di Dio.
Il legame tra questa considerazione d'ordine generale e la riflessione che vorrei offrirvi in questa occasione è chiaro e diretto: l'uso dei mezzi di comunicazione così potenti, oggi a completa disposizione dell'uomo, richiede in tutti coloro che ne sono coinvolti un alto senso di responsabilità. Nelle parole della Istruzione pastorale del 1971, i media sono “mezzi di comunicazione sociale inanimati”. Se essi adempiono oppure no allo scopo per il quale ci sono stati dati, dipende in larga misura dalla saggezza e dal senso di responsabilità col quale se ne fa uso.
Dal punto di vista cristiano, gli strumenti di comunicazione sono dei meravigliosi mezzi a disposizione dell'uomo per allacciare, con l'aiuto della Divina Provvidenza, rapporti sempre più stretti e costruttivi fra gli individui e nell'intera umanità. Infatti, grazie alla loro diffusione, i media sono in grado di creare un nuovo linguaggio che mette in grado gli uomini di conoscersi e capirsi con maggior facilità, e quindi di lavorare meglio assieme per il bene comune (cfr. Communio et progressio, 12).
Tuttavia, se i media sono chiamati ad essere veicoli di amicizia e di autentica promozione dell'uomo, essi devono essere canali ed espressione di verità, di giustizia e pace, di buona volontà e carità fattiva, di mutuo aiuto, di amore e di comunione (cfr. ibidem, 12 e 13). Se i media servono poi ad arricchire o ad impoverire la natura dell'uomo, questo dipende dalla visione morale e dalla responsabilità etica di coloro che sono coinvolti nel processo di comunicazione e di coloro che sono destinatari del messaggio
dei media.
In questo quadro, ogni membro della famiglia dell'uomo, dal più semplice consumatore al più importante produttore di programmi, hanno una responsabilità individuale. Mi appello dunque ai Pastori della Chiesa e ai fedeli cattolici che sono impegnati nel mondo della comunicazione, affinché rinfranchino la loro conoscenza dei principi e delle linee direttrici così chiaramente enunciati nella Communio et progressio. Che possano capire dove è il loro dovere e possano trarne incoraggiamento per portare avanti i loro doveri come servizio fondamentale per l'unione ed il progresso della famiglia dell'uomo.
Mi auguro che questa XXV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sia un'occasione affinché le parrocchie e le comunità locali rinnovino la loro attenzione verso le realtà dei media e la loro influenza, sulla società, sulla famiglia e sugli individui, soprattutto i bambini e i giovani.
Vent'anni dopo la Communio et progressio è possibile aderire interamente al monito espresso nel documento ed alle sue aspettative sugli sviluppi della comunicazione: “Sono quindi aumentate d'improvviso, in maniera vertiginosa, le responsabilità ed i doveri del popolo di Dio di fronte ai nuovi impegni, poiché sono anche aumentate, come non mai in passato, le sue possibilità di influire positivamente perché gli strumenti della comunicazione sociale diano una spinta efficace al duraturo progresso dell'umanità, … alla collaborazione fraterna fra i popoli ed anche all'annuncio del Vangelo di salvezza, che porti fino ai confini della terra la testimonianza del Salvatore” (n. 182).
Prego ardentemente Dio affinché Vi guidi e Vi aiuti nella realizzazione di questa grande speranza, di questo grande compito!
 
Dal Vaticano 24 gennaio 1991, Festa di San Francesco di Sales

GIOVANNI PAOLO II

24 Gennaio 1991

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