Messaggio del Consiglio Permanente – 17 marzo 1980

Messaggio del Consiglio Permanente – 17 marzo 1980
1. – Con la domenica 23 marzo, V di Quaresima, ci inoltriamo nella meditazione della Passione, verso il Venerdì Santo, giorno carico di mistero, in cui raggiungono l'apice, in Cristo, la furia della violenza e la vittoria dell'amore.
2. – Ai tempi di Gesù, esistevano rilevanti situazioni di violenza, di oppressione, di sperequazioni economiche, di divisioni politiche, di tensioni sociali. In quelle situazioni, Cristo manifestò sino in fondo la sua opposizione al peccato, all'odio e all'egoismo, che sono all'origine dei mali dell'uomo e della società. Con la radicalità del suo Vangelo, Egli contrappose alla logica della violenza la logica dell'amore, l'amore che viene da Dio.
Anche nei nostri tempi, come è evidente, esiste una grave situazione di violenza radicata nel peccato, nell'odio, e nell'egoismo, da cui provengono le ingiustizie sociali.
In parte è palese: appare per le strade, nelle scuole e nelle università, nelle fabbriche, negli stadi; colpisce perfino i più piccoli coi sequestri, e i non nati con l'aborto. In parte è nascosta: legata al vertiginoso cambiamento della società, delle sue strutture, della cultura, di una mentalità che rifiuta il carattere trascendente della persona umana, mette in causa e sovverte i valori ed i principi morali fondamentali, senza saperli riesprimere.
Essa può trovare facili pretesti nella profonda crisi economica, politica, morale che percorre il Paese e il mondo intero. E' coltivata da ideologie che si ispirano alla irrazionalità, e che si richiamano a concezioni materialistiche dell'uomo e della storia, siano esse di segno marxista o consumista. Può nascere pure da utopie che, erroneamente e strumentalmente, qualcuno vuole attribuire ad una originaria matrice cristiana, mentre non ne sono che idee e progetti degeneri e impazziti.
In questo contesto si è sviluppato l'assurdo fenomeno del terrorismo, e le sue tristi azioni sono andate via via crescendo negli anni '70 fino ad oggi.
Ha i suoi metodi, i suoi obiettivi, la sua strategia.
Ha purtroppo le sue vittime: colpisce ormai quasi tutti i giorni, in maniera crudele, cinica, fredda, imprevedibile, seminando sangue, pianto e terrore, tra gli strati più diversi. Ed esiste il pericolo che, a lungo andare, nella popolazione, vinca la paura, la stanchezza, la rassegnazione, o esploda una violenza di indole opposta.
3. – Di fronte a questa realtà, che cosa deve pensare, dire e fare il cristiano?
Il credente attinge i criteri di giudizio, lo stile di vita, la forza del comportamento, da Cristo.
Sa che l'opposizione di Gesti all'odio e alla violenza è chiara, decisa, assoluta. Traspare da tutta la sua vita: dalla sua predicazione, dal discorso della montagna, dalla proclamazione del comandamento nuovo dell'amore, dalle sue azioni, dai suoi silenzi, dalla preghiera sulla croce per chi gli aveva usato violenza.
Discepoli di Cristo, quasi raccogliendo il sacrificio delle vittime, al di là e al di sopra di ogni distinzione, e facendo nostro il profondo dolore dei loro congiunti, professiamo la nostra fede nell'amore di Dio;
confidiamo e invochiamo la sua misericordia; confermiamo l'impegno nostro e delle nostre Chiese di operare decisamente solo nel nome dell'amore, con fedeltà perseverante, perché siamo sicuri che la risurrezione e la speranza vera dell'uomo sono frutto di una vita donata per amore di Dio e dei fratelli.
4. – Agli autori di tante stragi ripetiamo le parole di Giovanni Paolo II: «Il disegno, che sceglie la morte degli uomini innocenti, non dà forse la testimonianza a se stesso di non avere niente da dire all'uomo vivente? di non possedere nessuna verità con la quale poter vincere? con la quale poter conquistare i cuori e le coscienze e servire il vero progresso dell'uomo?» (cfr. L'Osservatore Romano, 25-26 febbraio 1980). E imploriamo: in nome di Dio abbandonate finalmente le vie della violenza e dell'odio. Troppo sangue e troppe lacrime sono già state versate. Le vie giuste sono quelle dell'amore, che non è debolezza, non è viltà: l'amore è l'unica forza sicura, l'unica fonte per vivere, l'unica garanzia di una giusta convivenza sociale.
5. – A quanti hanno gravi responsabilità nella vita pubblica non possiamo tacere un pressante invito a dedicarsi con generosità al loro compito per la promozione dell'autentico bene comune. Non possiamo, in particolare, non richiamarli al dovere urgente di superare l'angustia e il contrasto dei molteplici interessi settoriali, e di affrettare l'attuazione di quelle riforme che, da troppo tempo ormai, attendono di passare agli organi legislativi. Senza di esse la comunità permane fortemente turbata e agitata, con danno dei suoi membri e spregio della loro dignità e dei loro diritti.
6. – Il duro momento che attraversiamo chiama in causa i cristiani, come non mai.
Nel confronto severo con la Parola di Dio, essi devono conformarsi sempre più chiaramente a Cristo. Dalla sua fedeltà al Padre per amore dei fratelli, i cristiani imparano ad assumere in se stessi la passione del mondo e a lavorare senza risparmio per la sua redenzione.
Questa logica domanda ed esige che essi non si sottraggano mai, ma siano presenti, con intelligenza, genialità e competenza, in ogni campo degli impegni civili, sociali e politici.
Obbligo dei cristiani, in special modo, è l'educazione della coscienza, propria e altrui, nella famiglia, nella scuola, negli ambienti di lavoro, nelle associazioni ecclesiali. Nella coscienza avviene la prima e più decisiva sfida alla violenza e al terrorismo, sfida che si deve giocare sui valori della democrazia, della pace, dell'amore.
Obbligo dei cristiani è l'impegno solidale, la partecipazione, la condivisione dei problemi e della sorte di chi soffre, in umiltà e coraggio, come Cristo, di pagare di persona, e incarnando in se stessi e nel mondo un vangelo di pace.
Obbligo dei cristiani è il ricorso a Dio, fonte di amore e di misericordia, per espiare il peccato e impetrare la grazia .del perdono e della conversione, per riconciliare i cuori, e per edificare la città terrena, sempre secondo il disegno divino, e mai in contrasto con la legge eterna, nella fraternità, nella giustizia e nella comprensione.
7. – L'opposizione di Cristo alla violenza del suo tempo gli valse la croce, ma dalla croce venne la risurrezione e la vita.
In questa prospettiva, ci riuniamo in spirito di penitenza a pregare e a riflettere, per essere capaci di pronunciare parole e realizzare gesti di riconciliazione: il Signore crocifisso e risorto non deluderà la nostra speranza.

CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE

17 Marzo 1980

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