te civile e quindi teologicamente improprio dei simboli religiosi.La componente luterana, inoltre, sottolinea la propria specifica sensibilità che si esprime nell’esposizione del crocifisso nell’ambito della propria liturgia. Allo stesso tempo sottolinea le particolari responsabilità di una Chiesa di maggioranza nell’affermazione della propria identità nel contesto storico e culturale della società in cui è inserita.
In conclusione, i partecipanti all’incontro hanno sottolineato come il diritto alla libertà religiosa abbia un contenuto positivo da assicurare nelle sue molteplici dimensioni. Da qui, in particolare, l’esigenza di una lettura del principio di laicità che consenta di riconoscere anche la dimensione sociale e istituzionale dell’esperienza religiosa, di rispettare l’ordine proprio di tale esperienza e di assicurarne la positiva espressione in funzione delle esigenze della persona e dei gruppi. In questo quadro, occorre costruire uno Stato che non sia un “coacervo anonimo degli indistinti”, bensì una casa capace di accogliere uomini e donne con convinzioni ed orientamenti che non coincidono, ma possono e devono pacificamente coesistere.
A conclusione dell’incontro hanno auspicato che analoghe occasioni di dialogo su temi di comune interesse possano rafforzare la pratica ecumenica.
Roma, 3 febbraio 2005Il 3 febbraio, presso la sede della Conferenza episcopale italiana, si è svolto un incontro tra delegazioni della CEI, della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, della Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia.
L’incontro, centrato sul tema “Il crocefisso e gli altri simboli della cristianità, tra tradizioni religiose e spazio pubblico”, si è svolto in un clima di grande fraternità ecumenica, di chiarezza e di reciproca attenzione alle diverse posizione espresse.
I partecipanti hanno rilevato come il crocifisso sia un simbolo religioso che ha assunto valenza polisemica. Per alcuni, è un simbolo religioso fondamentale; per altri esprime i valori della solidarietà, dell’accoglienza, della sofferenza umana.
Per questa ricchezza di significati, non necessariamente alternativi, la sua esposizione nei luoghi pubblici assume particolare rilievo non solo per la comunità dei credenti ma per l’intera società civile.
Le rappresentanze delle diverse Chiese presenti all’incontro in passato hanno espresso sul tema posizioni differenti e talvolta distanti. In questa occasione, hanno voluto avviare un confronto ed un dialogo, fiduciosi che la coscienza della diversità di alcune valutazioni non ostacola il dialogo ecumenico ma, al contrario, lo può rendere più vivo e fecondo.
In questo senso, i promotori sottolineano la novità del metodo utilizzato, che tende ad affrontare anche questioni complesse e delicate in uno spirito di attenzione, ascolto, fraternità e tensione ecumenica.
Tutti i partecipanti hanno convenuto che il tema dell’esposizione di simboli religiosi nello spazio pubblico è assai delicato e non può essere affrontato emotivamente, ma con attenzione tanto per la sensibilità laica quanto per quella religiosa. Hanno inoltre rilevato come, in una società sempre più pluralista sotto il profilo religioso e culturale, si tratti di un problema che merita un attento esame da parte sia delle comunità di fede che delle istituzioni pubbliche.
Sul piano dell’uso liturgico del crocefisso, i rappresentanti delle diverse confessioni hanno quindi presentato le rispettive tradizioni e i particolari significati teologici. Hanno tuttavia rilevato che, almeno nella percezione oggi prevalente, si tratta di differenze e distinzioni che non ostacolano una prassi ecumenica che possa prevedere la condivisione cosciente e matura di detto simbolo.
Talune differenze persistono riguardo all’esposizione dei simboli religiosi nello spazio pubblico, in particolare a scuola, nei tribunali, negli uffici pubblici in genere.
La tradizione ortodossa pone un forte accento sulla resurrezione prima che sulla crocifissione. In questo senso l’Oriente cristiano, e particolarmente quello ortodosso, non parla esclusivamente di crocifisso ma piuttosto di “Croce”. Tuttavia non si intende la vita di Cristo senza la Croce e non esiste cristiano senza la propria croce. In ambito ortodosso, infine, non c’è una specifica elaborazione sull’esposizione dei simboli religiosi nello spazio pubblico. La materia si affida piuttosto alle particolari sensibilità nazionali.
I cattolici hanno osservato che in Italia il crocifisso è un simbolo religioso che risponde al sentire più profondo della comunità e concorre a definirne l’identità, in quanto radicato nella storia e nella tradizione del Paese. La sua esposizione non contrasta pertanto con i principio di laicità, che “implica non l’indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni ma garanzie dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale” (Corte Costituzionale, sentenza n. 203/1989).
I protestanti, infine, hanno richiamato con forza quel principio di laicità per cui è proprio l’assenza di particolari simboli religiosi nello spazio pubblico a garantire tutte le comunità di fede della libertà religiosa e di un effettivo pluralismo.Rilevano inoltre il rischio, in un tempo di secolarizzazione, di un utilizzo prevalentemen