MESSAGGIO DELLA PRESIDENZA DELLA C.E.I.
“Così dice il Signore: Ritornate a me con tutto il cuore!”.
All'inizio di questo tempo di Quaresima la Parola di Dio si rivolge di nuovo a noi, con forza ed insistenza, attraverso l'invito del profeta: “Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all'ira e ricco di benevolenza” (Gioele 2,12- 13).
Accogliere questo appello al ritorno – cioè alla conversione – comporta mettersi in cammino, consapevoli che per incontrare Dio e il suo amore occorre avventurarsi nel “deserto”. Come vi ha condotto Gesù, all'inizio della sua missione (Luca 4,1), così lo Spirito vuole che ciascuno di noi si inoltri nel deserto, per mettersi a confronto con se stesso, con il proprio peccato e con la Parola che salva.
Camminare nel deserto, come esige il tempo di Quaresima, vuol dire anzitutto riscoprire quanto la nostra vita abbia bisogno del silenzio. È una necessità che si fa sempre più pressante nella società odierna, che ci assedia con il clamore assordante di mille voci e di mille proposte.
Nei diversi ambiti della vita sociale – dall'economia alla politica, dalla cultura alla comunicazione -, la discussione e il confronto troppe volte non avvengono sul piano delle ragioni, delle motivazioni e delle testimonianze, bensì su quello del maggiore consenso che si ottiene “alzando il volume” del proprio intervento. Ma quando la diversità delle voci diventa un sovrapporsi di grida, allora il rumore soffoca ogni spazio per l'ascolto, e l'uomo resta schiacciato tra i tentacoli dei persuasori occulti e le pressioni dei più forti.
Per poter risuonare ed essere compresa e accolta, la parola ha bisogno del silenzio. Solo riconquistando spazi di riflessione, di coscienza di sé e di contemplazione, sarà possibile rinnovare nella nostra società le capacità di ascolto e, quindi, di autentico dialogo.
Di queste capacità ha bisogno soprattutto la comunità di coloro che credono nel Signore Gesù. Per loro, il clamore che domina il nostro tempo compromette anzitutto la capacità di ascolto della stessa Parola della salvezza. Di un rinnovato annuncio di Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente, via verità e vita, ha immenso bisogno la nostra esistenza personale e sociale. E senza un rinnovato ascolto, fiducioso e convinto, di questo annuncio gli stessi credenti si impigriscono nel cammino della vita cristiana, e l'appartenenza alla religione e alla Chiesa scade nella mediocrità ed è incapace di testimonianza credibile ed incisiva. E si corre il pericolo di credere che la salvezza sia un prodotto della nostra operosa volontà, e non, invece, un dono da invocare nel dialogo con Dio e da accogliere dal suo amore di Padre.
La Quaresima torna ad interpellarci tutti. Ci chiede tempi meno avari per l'incontro con la Parola di Dio, disponibilità più generosa da parte degli adulti alle iniziative di evangelizzazione e di catechesi delle nostre comunità, apertura del cuore alla preghiera. È Gesù stesso a mostrarci che il tempo del “deserto” è il tempo della scoperta della Parola, la cui forza rende il credente capace di superare le tentazioni dell'avere, del potere, della falsa religiosità (Luca 4,1-13).
Entrare nel “deserto” non significa estraniarsi dal mondo e dal confronto con il mistero del male che lo abita. Ogni deserto, anche il deserto della Quaresima, è il luogo della prova che conduce il popolo di Dio e l'intera umanità a nuovi orizzonti di salvezza.
La Parola del Signore, che ascolteremo ogni domenica, ci chiederà questo concreto e personale impegno di confronto. Lo farà quest'anno, in modo particolare, portandoci al cuore del mistero della misericordia, del perdono, dell'amore del Padre. Costituirà per noi un invito ad accogliere il perdono in una rinnovata comprensione e valorizzazione dei Sacramenti, soprattutto della Riconciliazione.
La riconciliazione che ci viene donata da Dio diventerà anche principio e forza di riconciliazione fra tutti gli uomini. È questo l'impegno pastorale della Chiesa italiana per gli anni '90: annunciare il Vangelo dell'amore e testimoniare ad ogni uomo del nostro tempo come la verità che cerchiamo è l'Amore e come non può esserci autentico amore senza l'incontro con la Verità.
Vivere e testimoniare tutto ciò, in questo tempo, significa rendersi disponibili ad una condivisione sempre più totale con i fratelli che soffrono e che sono emarginati, accogliendo le iniziative di solidarietà che la comunità cristiana promuove nella “Quaresima di carità”. Ce lo chiede in modo particolare il Santo Padre, nel suo appello per questa Quaresima: “la creazione è per tutti”. Di fronte ai milioni di diseredati del mondo, privati dei beni della terra, dei più elementari diritti e della loro stessa dignità, “dobbiamo impegnarci con ogni sollecitudine e senza dilazioni, per far sì che giungano ad occupare il posto che ad essi spetta alla mensa comune della creazione”.
Sono parole che riguardano anzitutto i credenti, ma non soltanto loro. Chiedono impegno sociale, coerenti e lungimiranti scelte in ogni campo, per rinnovare i modelli economici che reggono la nostra società e i rapporti tra i popoli, verso traguardi di vera solidarietà, per realizzare, come instancabilmente ripete il Papa Giovanni Paolo II, una “autentica ed integrale promozione di tutto l'uomo e di tutti gli uomini”. Sono parole che comportano anche decisioni personali immediate e direttamente coinvolgenti: gesti concreti di condivisione, a prezzo di una maggiore essenzialità del nostro costume di vita, nella riscoperta del valore del digiuno. Siamo chiamati a scelte di vita che ci aprano nel quotidiano a quanti sono ai margini della nostra società, per accoglierli come fratelli.
“Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza”, ci ricorda all'inizio di ogni Quaresima l'apostolo Paolo (2 Corinzi 6,2). Invochiamo lo Spirito del Signore, perché ciascuno di noi sappia vivere bene il cammino quaresimale, per giungere veramente rinnovati a celebrare la Pasqua con Cristo risorto.
Roma, 2 marzo 1992