Questo numero è interamente dedicato alla memoria di Mons. Enrico Bartoletti, Arcivescovo già di Lucca e Segretario Generale della C.E.I.
Sentiamo come vivo desiderio e dovere di riconoscenza il fraterno ricordo di quanto egli ha compiuto per la Chiesa, con profonda spiritualità e dedizione senza limiti. La morte lo ha raggiunto nella pienezza della sua diaconia episcopale.
Lo avremo presente al nostro animo, come sono spiritualmente vicini altri nostri Confratelli che, nella breve storia della Conferenza Episcopale Italiana, sono stati chiamati alla liturgia del Cielo, durante lo adempimento della loro collaborazione pastorale e collegiale.
Intendiamo dire specialmente del Card. Giovanni Urbani, Patriarca di Venezia, e di Mons. Enrico Nicodemo, Arcivescovo di Bari.
Del compianto Card. Presidente è spontaneo rievocare la partecipazione all'Assemblea Generale del 1969, appena prima del Sinodo episcopale.
Non sapevamo, allora, che era giunto da Venezia a Roma, nonostante che le condizioni di salute e il giudizio dei medici avrebbero dovuto dissuaderlo. Al ritorno nella sua Diocesi si aggravò e morì.
Di Mons. Nicodemo ricordiamo che, durante una riunione di Presidenza, accennò il primo malessere, e fu subito persuaso a lasciare Roma per ritornare a Bari, dove iniziò il doloroso periodo che, se rivelò la resistenza al male del suo fisico, lo rese inoperante per alcuni mesi, nella pena di un'interminabile agonia.
Di Mons. Bartoletti ci ha colpito la improvvisa degenza al Policlinico Gemelli, che precedette solo di alcuni giorni l'aggravamento e il momento della morte, lasciando in tutti grave dolore e rimpianto.
E' in benedizione, la morte di questi cari e indimenticabili Pastori.
Non possiamo pensare al termine del loro pellegrinaggio terreno senza risentire una viva commozione.
In questa circostanza ritorna alla nostra coscienza il monito biblico: «Ricordatevi dei vostri Pastori, che vi hanno annunciato la parola di Dio; considerando attentamente il compimento della loro vita terrena, imitatene la fede» (Eb 13, 7).
Si ripete con certa frequenza, nell'ambito di una Conferenza Episcopale particolarmente numerosa, la divina chiamata alla vita che ci attende.
Intendiamo accompagnare il viaggio di ogni nostro Confratello che ci precede nel segno della fede, con la preghiera di suffragio e con l'offerta delle nostre fatiche e sofferenze.
In questo periodo, fecondo di bene e oscurato da gravi pericoli, vorremmo quasi raccogliere dall'anelito e dall'impegno di tutte le Diocesi italiane quanto possiamo offrire al Signore: un vero e cospicuo sacrificio spirituale di immenso valore, che ci ottenga dal Padre delle misericordie e dal Dio di ogni consolazione (cfr. 2 Cor 1, 3) il dono di una più robusta speranza e di una rinnovata, operosa comunione, per l'avvenire delle nostre comunità e di tutta la Chiesa.
Roma, 25 marzo 1976.
PRESIDENZA DELLA CEI