Giornata Nazionale del Ringraziamento – 14 novembre 1993

Giornata Nazionale del Ringraziamento - 14 novembre 1993

tribuzione e commercializzazione dei prodotti che continua a penalizzare i popoli più poveri.

L'agricoltura moderna non può disattendere la dimensione umana e cristiana della cooperazione e della solidarietà internazionale, cosi come è stata proposta dalla dottrina sociale della Chiesa (cf Sollicitudo rei socialis), n. 45).
Perciò i responsabili della vita economica e politica dovranno essere solleciti “a suscitare nuove forme di imprenditorialità ea rivedere i sistemi di commercio, di finanza e di scambi tecnologici” (Christifideles laici, n. 43).
3.- Confidiamo che la comunità civile e la comunità cristiana sapranno attivare, in modo solidale e convergente, energie culturali, risorse economiche e volontà politica progettuale, in modo da offrire migliori prospettive a milioni di lavoratori, la cui serena attività
professionale costituisce un servizio al bene comune e garantisce la pace sociale.
La Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro invoca la benedizione del Signore su tutti coloro che operano nel settore dell'agricoltura e rivolge loro un pressante appello affinché, sostenuti dai valori della fede cristiana e della tradizione morale e civile del popolo, sappiamo sempre coltivare quella speranza che apre all'impegno e rende sereno l'avvenire del nostro Paese.
 
Roma, 28 ottobre 1993
 
COMMISSIONE EPISCOPALE
PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO
Si pubblica, per documentazione, il Messaggio che la Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro ha rivolto alle comunità cristiane, allo scopo di sensibilizzare i fedeli al ringraziamento a Dio per i beni che la sua Provvidenza concede di godere e di usare mediante il lavoro umano.
 
MESSAGGIO
 
1. – Domenica 14 novembre '93 ricorre la Giornata del ringraziamento.
È una “Giornata” che ha un significato profondamente religioso. Essa rappresenta, per tutte le comunità ecclesiali, urbane e rurali, l'occasione di un solenne atto di ringraziamento a Dio, per i beni che la sua Provvidenza, mediante il lavoro umano, ci concede di usare e godere.
“Come nella preghiera di domanda, ogni avvenimento e ogni necessità può diventare motivo di ringraziamento. Le Lettere di San Paolo spesso cominciano e si concludono con un'azione di grazie e sempre vi è presente il Signore Gesù. “In ogni cosa rendete grazie: questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (Ts 5, 18). “Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie” (Col 4,2) [Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2638].
La Parola di Dio, proclamata e commentata, la preghiera universale, adattata alle intenzioni e motivazioni particolari del mondo del lavoro, l'offerta all'altare dei frutti della terra, l'Eucarestia intensamente partecipata: sono questi i momenti essenziali della celebrazione liturgica. Ad essi si possono aggiungere, soprattutto in ambiente rurale, la benedizione dei campi, dei semi, degli attrezzi del lavoro, utilizzando il nuovo e prezioso Benedizionale.
A nessuno deve sfuggire l'importanza pedagogica e sociale della Giornata del ringraziamento.
Essa costituisce di fatto una pubblica professione di fede, e ripropone la visione cristiana dell'impegno umano nelle attività terrene, ordinato alla promozione del bene delle persone, delle famiglie e dell'intera comunità.
2. – La società italiana vive un momento di forti spinte disgreganti. Importanti settori dell'economia soffrono gli effetti di una grave recessione.
Anche l'agricoltura “è segnata da una fase di dura crisi, sia per i contraccolpi del riassetto economico collegato alle prospettive dell'unità europea, sia per i risvolti di un mercato internazionale, in cui le scelte dei grandi gruppi economici finanziari multinazionali, non di rado guidate da criteri di puro profitto, sembrano non assicurare all'agricoltura prospettive di sviluppo e di stabilità “(Giovanni Paolo II, 19 marzo '93).
Ci riferiamo, ad esempio, a quelle misure o direttive impopolari, che limitano la produzione dei beni, sottraggono al lavoro terreni fertili, e di fatto mortificano la vita delle imprese.
Si deve sempre ricordare che al di sopra delle regole di mercato c'è l'uomo, la sua professionalità, la sua famiglia, realtà queste che non possono mai essere sacrificate sull'altare di nessun compromesso o trattato commerciale.
Ci rendiamo sempre più consapevoli che solo una concezione veramente umana dell'economia, con una lungimirante, partecipata e concertata programmazione dello sviluppo, può fermare quel forzato abbandono di feconde attività produttive che ha per effetto, in molti casi, un crescente degrado territoriale ed umano.
Se infatti l'evoluzione tecnica e l'incremento produttivo rendono possibile una quantità di beni in misura eccedente, ciò avviene con gravi disuguaglianze fra Paesi e fra Continenti, con una dis

COMMISSIONE EPISCOPALE PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO, LA GIUSTIZIA E LA PACE

28 Ottobre 1993

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