L'apertura dell'VIII Centenario della nascita di S. Francesco richiama l'attenzione del mondo intero sulla prestigiosa figura del Poverello d'Assisi.
La comune riflessione non si arresta ad interessi strettamente culturali – anche se questi non possono essere disattesi – ma si sviluppa soprattutto nella ricerca di un prezioso arricchimento spirituale e nella riscoperta di quei valori che il Santo ha incarnato con la propria esistenza.
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Per dovere pastorale e nella speranza che l'Anno Centenario francescano costituisca un'occasione fortunata e privilegiata di crescere nella fede, di ritrovare il coraggio per le scelte più generose, di superare il disorientamento del periodo storico che stiamo vivendo, noi Vescovi umbri rivolgiamo un appello a tutti i fedeli e agli uomini di buona volontà perché si accostino all'eroica testimonianza di S. Francesco col desiderio di promuovere il proprio rinnovamento interiore e di vivere il Vangelo in modo autentico. Egli stesso disse nel suo «Testamentum»: «Proprio l'Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la “forma” del santo Vangelo»; in questo semplice e originale rapporto con Cristo e, attraverso Cristo, con la Chiesa e col mondo, risiede l'attualità di San Francesco e la validità del suo insegnamento anche per i nostri tempi.
Il Vangelo, ispiratore e informatore di vita, fu senza dubbio il principio fondamentale della santità di Francesco, lo scopo costante della sua ispirazione, l'oggetto unico della sua predicazione al cospetto dei potenti e dinanzi agli umili. Del Vangelo Egli si valse come di un lievito possente per sollevare se stesso e cercare di sollevare le anime onde portare sé e gli altri più vicini a Dio.
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Nella sua missione evangelizzatrice Egli ebbe sempre presenti le condizioni di miseria materiale e morale degli uomini, cui il suo insegnamento era diretto, ma comprese che non sarebbe stata possibile una vera liberazione senza una profonda conversione, intesa come cambiamento radicale del cuore e comepresa di coscienza della propria vocazione, di figli di Dio e di salvati da Cristo.
S. Francesco ha dimostrato che la lotta contro la povertà, la fame, l'ingiustizia deve essere condotta nello spirito di quella carità che affratella tutti gli uomini e che aiuta a risolvere radicalmente i problemi sociali.
Per Francesco, la carità è e resta l'unica via della pace.
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Dinanzi ai tanti problemi che affliggono la nostra società; dinanzi al dilagare di odio, di violenza e di morte, alla corsa assurda e irrazionale agli armamenti; dinanzi al progressivo scadimento dei valori morali che devono orientare il cammino dell'uomo, noi Vescovi vivamente raccomandiamo che si guardi all'esempio di San Francesco.
A coloro che vogliono essere veri artefici di pace, in un mondo che pare dominato dagli egoisti, dagli sfruttatori e dai prepotenti, con S. Francesco diciamo che è necessario praticare la carità fino in fondo, nel rispetto della verità e della giustizia, senza confondersi con i falsi pacifismi che presumono di raggiungere la pace con azioni nutrite di rabbia e di pregiudizi.
E' l'amore che costruisce, non l'odio: è la civiltà dell'amore, nella quale per dono dello Spirito noi crediamo, che deve sostituirsi alla barbarie di qualsiasi violenza. Il cristiano crede alla forza rivoluzionaria della carità eroica, e non fa pagare agli altri la sofferenza del nuovo, ma paga egli stesso, con rispetto e con amore per chiunque.
E' questo il monito che S. Francesco offre con la sua vita evangelica a tutti gli operatori di pace.
Assisi, 22 settembre 1981.
I VESCOVI
DELLA REGIONE PASTORALE UMBRA