Riunito a Roma dall'11 al 14 corrente mese, il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana ha esaminato, tra l'altro, il programma definitivo dell'imminente Convegno ecclesiale di Loreto (9-13 aprile prossimo).
Ha inoltre rivolto particolare attenzione alla attuale situazione del Paese.
Sui due temi, con unanimi valutazioni, i Vescovi hanno approvato il presente comunicato.
1. – Con la pubblicazione dell'ultimo sussidio: « Insieme per un cammino di riconciliazione », la fase preparatoria al Convegno ecclesiale di Loreto può dirsi conclusa. Negli ultimi mesi un intenso lavoro è stato compiuto, nelle Chiese locali e a livelli regionali e nazionale, per sensibilizzare le comunità cristiane alla celebrazione di questo evento e raccogliere contributi di riflessione e di esperienza.
Possiamo rilevare dalle varie relazioni pervenute una sostanziale convergenza e buona intesa sulla natura del Convegno, sulle sue finalità e sulle prospettive che esso apre all'azione pastorale della Chiesa in Italia. Guardiamo perciò ai giorni di Loreto con serena fiducia, come a una tappa di grande rilievo nel cammino della nostra Chiesa e nell'attuazione del suo programma pastorale nel Paese.
2. – Il Convegno non ha nulla, infatti, di accademico, né vuol essere un'occasione di semplice dibattito culturale o teologico. E' innanzi tutto un evento ecclesiale che si inserisce nel grande evento della salvezza.
A Loreto celebreremo la Riconciliazione come gratuito dono di Dio in Cristo: un dono offerto a tutti gli uomini e perennemente reso attuale mediante il ministero della Chiesa, perché tutti possano prendere coscienza del bisogno di conversione e di comunione.
A Loreto intendiamo, inoltre, leggere e capire le cause che sono all'origine di tante tensioni e divisioni presenti nella convulsa realtà del nostro tempo, e insieme cogliere i germi di speranza che la presenza dello Spirito continuamente vi pone.
Dal Convegno, infine, attendiamo un rinnovato impegno della Chiesa e dei cristiani a vivere la loro missione evangelica in modo sempre più deciso e trasparente, come annuncio e servizio di riconciliazione e come fermento di autentica promozione umana, con predilezione per coloro che per ragioni diverse si sentono o sono di fatto emarginati.
3. – Noi Vescovi per primi intendiamo vivere il Convegno come esperienza di intensa preghiera, in uno stile di fraternità e condivisione, per una rigorosa accoglienza della verità evangelica, dalla quale dipendono la vita stessa della Chiesa e il suo ministero di riconciliazione nel mondo. Alle nostre comunità e ai convegnisti assicuriamo il sostegno e la guida del nostro ministero episcopale.
Con noi il giovedì 11 aprile sarà a Loreto il Santo Padre Giovanni Paolo II. Fin dall'inizio Egli ha voluto essere partecipe delle nostre intenzioni e del nostro lavoro. Con i Suoi viaggi apostolici tra le popolazioni del mondo e in Italia e con il Suo magistero, Egli offre al nostro Convegno una fonte sicura e una ispirazione privilegiata di missione ecclesiale. A Lui fin d'ora la Chiesa italiana con i suoi Vescovi esprime affettuosa riconoscenza, in attesa di accoglierLo a Loreto per un grande incontro di fede, di preghiera e di comunione, che vuole essere segno di promettente speranza per l'intero nostro Paese.
4. – Il Consiglio Permanente ha anche in questa riunione rivolto la sua attenzione alla situazione del Paese, dove non mancano serie preoccupazioni per il degrado del costume e il decadere di quei valori che sono premessa e fondamento di un ordinato vivere civile.
Vediamo peraltro in tanta gente – ed è motivo di speranza – non pochi segni di risveglio delle coscienze e vediamo propositi e volontà di ripresa.
La prossimità di alcune scadenze sembra- tuttavia accentuare tensioni che non concorrono a favorire un giudizio sereno in ordine a scelte ed orientamenti per il bene reale della nazione e per il superamento di problemi che pure tutti considerano urgenti e gravi.
5. – La Chiesa vive in Italia, è partecipe della vita di tutti, particolarmente di coloro che più hanno bisogno di solidarietà. Non può considerarsi estranea a quanto avviene e a quanto si deve progettare, pur nel rispetto per le diverse competenze delle persone e delle istituzioni.
In uno spirito di sana collaborazione con la comunità politica, i Vescovi ritengono quindi di dover innanzi tutto invitare i cattolici e quanti guardano alla Chiesa con fiducia ad impegnarsi con serietà e competenza nella vita sociale e politica.
Sono infatti in gioco scelte che, nel bene e nel male, toccano a fondo la vita della gente, le strutture della libertà e della partecipazione, i valori umani e cristiani fondamentali ai quali – a partire dal territorio – vanno ispirate la civile convivenza e le prospettive di un popolo.
L'assenteismo, il disinteresse, il qualunquismo e la delega, perciò, non sono segno di consapevolezza né di maturità. Possono esprimere sentimenti di reazione, ma oggi c'è bisogno del forte senso di responsabilità di tutti, particolarmente dei cristiani.
6. – I Vescovi ribadiscono, inoltre, che non tutte le scelte sono compatibili con la fede cristiana né sono coerenti con i valori indispensabili per un giusto ordine sociale.
Vale anche qui il principio che i cattolici, nelle loro scelte, debbono ispirarsi a una coscienza illuminata dalla fede, ricercando sempre in una visione cristiana della vita sociale la verità è il bene comune.
Al di là di interessi particolari o di pura strategia politica, essi devono saper coordinare energie e risorse da mettere a servizio della società e delle strutture pubbliche con qualificata competenza e in coerenza con la fede e la morale cristiana.
7. – Emerge anche in questa circostanza quell'impegno permanente della Chiesa italiana per la formazione di coscienze cristiane mature e illuminate che, particolarmente attraverso le specifiche responsabilità dei laici, hanno assicurato al nostro paese una presenza sicura soprattutto nei momenti più difficili.
A questo impegno continueremo a dedicare in questo momento e per il prossimo futuro ogni nostra premura.
Roma, 15 marzo 1985