Comunicato della Presidenza della C.E.I. per i fatti di Brescia

Comunicato della Presidenza della C.E.I. per i fatti di Brescia

La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana si unisce al dolore e al profondo rammarico della fedele Comunità diocesana di Brescia e del suo venerato Pastore per deplorare e condannare, nel modo più accorato e sofferto, l'oltraggio perpetrato in quella Città alla Persona stessa del Santo Padre, in una inqualificabile manifestazione, sia pure minoritaria, di settarismo e di violenza. Essa torna ad offendere, con vieto anticlericalismo, la legittima libertà e l'inviolabile diritto della Chiesa e di tutti i cittadini cattolici di esprimere e sostenere fino in fondo i loro convincimenti circa valori inalienabili della persona e della convivenza umana.
Non è questo, purtroppo, il primo gesto di intolleranza antidemocratica e di volgare offesa dissacrante: esso si aggiunge alla lunga lista di episodi non più isolati né sporadici e ne sorpassa il limite.
Più che ai singoli diretti responsabili, sentiamo il dovere di rivolgere il nostro monito e la nostra deplorazione a quanti, con movimenti organizzati e con insistente propaganda alimentano e provocano irrazionali e incontrollabili passionalità.
La Chiesa e i suoi Pastori, ai quali incombe l'obbligo di proclamare il Vangelo con umile franchezza, sanno di poter diventare, come spesso è avvenuto nella storia, segno di contraddizione e oggetto di oltraggio (cfr. At S, 40-41); ma in una società democratica e pluralistica, quale si proclama il nostro Paese, non può essere tollerato il crescendo allarmante di pubbliche e calunniose ingiurie a istituti e persone, che difendono legittimamente valori umani acquisiti da tempo dalla nostra tradizione culturale e popolare.
La Presidenza della C.E.I., mentre deplora il vergognoso episodio, riafferma a nome dei Vescovi e dei cattolici italiani, la più sincera e devota ammirazione per la sollecitudine pastorale del Santo Padre e aderisce pienamente al suo Magistero di verità, di giustizia e di pace.
All'umile religiosa, volgarmente percossa e offesa, invia la parola del conforto evangelico; e incoraggia, poi, con la preghiera e con ogni possibile sostegno, quanti, come cittadini cattolici intendono adoperarsi, democraticamente, in coerenza con la loro fede, per la costruzione e la difesa di una società più umana e più giusta.
 
Roma, 9 febbraio 1976.

 

PRESIDENZA DELLA CEI

09 Febbraio 1976

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