Si pubblica, per documentazione e per opportuna conoscenza, l'esortazione che, il Santo Padre Giovanni Paolo II, dopo la recita dell’Angelus di domenica 22 marzo 1981, ha rivolto ai fedeli radunati in Piazza S. Pietro.
«Desidero oggi ricordare e raccomandare ai Fratelli nell’Episcopato, ai Sacerdoti, ai Religiosi ed ai Fedeli tutti l'annuale colletta, che si compie nel periodo quaresimale e, in particolare, il Venerdì Santo, per venire incontro ai bisogni dei nostri fratelli cristiani che vivono nella Terra di Gesù. Facendo mio l'appello, rivolto dal mio Predecessore Paolo VI nella sua Esortazione Apostolica “Nobis in animo”, del 25 marzo 1974, invito tutti i fedeli a dare il loro contributo destinato non soltanto a favore dei Luoghi Santi propriamente detti, ma soprattutto al sostegno e allo sviluppo delle opere pastorali, caritative, educative e sociali a cui la Chiesa ha dato vita in quella terra benedetta, vicino ai Santuari ed ai Luoghi Santi.
Fra tali istituzioni, mi è caro ricordare le centoventitrè Scuole; i tre Seminari minori; i quattro Seminari maggiori; i cinque Istituti di studi superiori; l'università di Betlemme; i sette Ospedali; le quattordici Scuole materne e il Centro “Effeta” per i piccoli sordo-muti.
Non dubito che tutti i cattolici del mondo si sentiranno in dovere di aiutare, secondo le loro disponibilità, i fratelli che vivono nella Terra santificata dalla vita, passione, morte e risurrezione di Cristo».
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Si pubblica, contemporaneamente, l'appello inviato alla Segreteria Generale dalla Sacra Congregazione per le Chiese Orientali con lettera n. 55/77 del 26 gennaio 1981.
La colletta tradizionalmente denominata «del Venerdì Santo» è una colletta effettuata ogni anno nel mondo intero allo scopo di migliorare le condizioni di vita della Chiesa e delle popolazioni cristiane della Terra Santa ove, come scriveva Papa Paolo VI, «purtroppo la Chiesa locale è priva di mezzi materiali, come pure soffre per le continue e gravi conseguenze della guerra che dura, si può dire, da decenni.
Né è possibile chiedere un sufficiente contributo ai fedeli del posto, poiché essi, per lo più, hanno appena il necessario per mantenersi in vita.
Affinché quella Comunità cristiana, bimillenaria nella sua origine e nella sua permanenza in Palestina, possa sopravvivere ed anzi consolidare la propria presenza in maniera attiva ed operante anche al servizio delle altre Comunità con cui deve convivere, è necessario che i cristiani di tutto il mondo si mostrino generosi, facendo affluire alla Chiesa di Gerusalemme la carità delle loro preghiere, il calore della loro comprensione ed il segno tangibile della loro solidarietà.
Questi nostri fratelli «che vivono dov'è vissuto Gesù, e che, attorno ai Luoghi Santi, sono successori della prima antichissima Chiesa, che ha dato origine a tutte le Chiese», hanno dei meriti preziosi davanti a Dio ed un alto credito spirituale con tutti noi: essi partecipano, in modo singolare e quotidiano, alle sofferenze di Cristo, rispondono al loro nome di cristiani con la manifestazione di una fede viva, di un amore schietto e di una povertà genuina, secondo lo spirito del Vangelo. Se la loro presenza venisse meno, si spegnerebbe presso i Santuari il calore di una testimonianza vivente, ed i Luoghi Santi cristiani di Gerusalemme e della Terra Santa diventerebbero simili a musei». (Dall'Esortazione Apostolica Nobis in animo, del 25 marzo 1974).
Le somme raccolte l'anno scorso dalla Colletta per le necessità della Terra Santa sono state utilizzate per mantenere 123 scuole, 3 seminari minori, 4 seminari maggiori, 5 istituti di studi superiori, un'università (a Betlemme), 7 ospedali, 14 asili nido e infantili, un centro per bambini sordomuti.
Con la Colletta di quest'anno i Francescani vorrebbero, oltre che mantenere le istituzioni ora ricordate, avviare a Beit Hanina (a 10 km al Nord di Gerusalemme), la costruzione di sei palazzi per dare alloggio alle famiglie povere come pure quella di un intero villaggio a Betfage (presso Betania, il villaggio dove piaceva a Gesù riposare): ciò prevede l'edificazione di un asilo infantile, di un ospizio e di numerosi appartamenti destinati alle famiglie più sprovviste.
Dalla Sacra Congregazione per le Chiese Orientali, 25 gennaio 1981.