COMUNICATO DELLA PRESIDENZA DELLA C.E.I.
Ordinando il 30 giugno 1988 quattro Vescovi senza il mandato pontificio, Mons. Lefebvre ha portato a compimento una gravissima rottura della comunione ecclesiale, nonostante i reiterati, pazienti sforzi del Santo Padre per mantenere integra l'unità della Chiesa di Cristo.
La rottura della comunione ecclesiale perpetrata da Monsignor Lefebvre ordinando quattro Vescovi senza il necessario mandato pontificio ferisce nel profondo quel bene preziosissimo della Chiesa che è l'unità, oggetto della suprema preghiera di Gesù alla vigilia della sua passione: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perchè il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21).
La Presidenza della C.E.I. sente di dover esprimere in questa circostanza il dolore dei Vescovi e delle Chiese che sono in Italia, in intima partecipazione alla sofferenza del Santo Padre.
Al dolore si accompagna la preghiera, che dà vigore alla speranza. Una preghiera che riguarda anzitutto la Chiesa una, santa e cattolica, affinchè sia condotta dallo Spirito a comprendere e vivere sempre più intensamente la propria unità e la propria missione di annunciatrice del vangelo a tutte le genti.
Una preghiera per coloro che hanno potuto seguire Mons. Lefebvre con l'intenzione di essere pienamente fedeli alla Chiesa cattolica, affinchè ora siano guidati dallo Spirito di verità a rimanere nella verità tutta intera (cfr. Gv 16, 13), in perfetta comunione con il Successore di Pietro.
Una preghiera per lo stesso Monsignor Lefebvre e per quanti hanno consumato insieme con lui la rottura della comunione ecclesiale, affinchè lo Spirito li illumini a comprendere cosa significa e cosa comporta l'autentica fedeltà alla Tradizione cattolica e come il Concilio Vaticano II, “massima grazia di questo secolo”, sia espressione viva e fedele della fecondità di questa medesima Tradizione (cfr. la Relazione finale del Sinodo Straordinario a vent'anni dal Concilio, I. 2; II. D. 7).
Una preghiera, particolarmente, per Giovanni Paolo II, il Pastore ricco di misericordia che tutto ha sopportato per l'unità del gregge di Cristo, fuorchè la rinuncia a quella verità senza la quale l'unità non sussiste.
La sua sofferenza di oggi possa volgersi in una gioia più grande, per lui e per tutte le membra dell'unico corpo di Cristo.
Roma, 30 giugno 1988