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«Per situarsi nel cuore del progresso umano cercando di capirlo ed interpretarlo e per affrontare i problemi della comunicazione della fede nella società dominata dai media, non basta affinare gli strumenti o affidarsi alle nuove tecnologie; è indispensabile cogliere le sfide culturali lanciate alla società e alla Chiesa dal nuovo orizzonte comunicativo», ha evidenziato l'Arcivescovo di Trento Luigi Bressan, delegato della Conferenza episcopale del Triveneto per questo ambito, citando il Direttorio.
“La fatica che spesso incontriamo nello svolgere il nostro lavoro – ha riconosciuto – non deve permetterci di distogliere lo sguardo dalla responsabilità che ci è affidata e dalla necessità che sappiamo assumerla con rinnovato impegno, per una presenza viva, qualificata e appassionata sulla piazza di questo tempo”.
L’Arcivescovo ha quindi ripercorso i tratti di un Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali –
“luogo di coordinamento, comunicazione e dialogo” –, rimarcando l’importanza che sia fucina di iniziative culturali e formative a servizio della pastorale.
Partendo dalle reali potenzialità delle diocesi – ha spiegato – diventa prioritario l’impegno di “ripensare e rilanciare la funzione dei media cattolici”. Nel contempo, ha invitato a un sano realismo: “Non è tempo di coltivare progetti faraonici: la congiuntura economica, il venir meno delle sovvenzioni governative, il moltiplicarsi delle agenzie informative… sono tutti elementi che rendono necessario valutare con attenzione investimenti e tipo di organizzazione e che domandano lo sforzo di riposizionarsi, essenzializzando, senza che questo vada a scapito della presenza e della qualità”. Di qui il richiamo di Mons. Bressan allo “sviluppo di concrete condivisioni tra settimanale diocesano, radio, televisione, sito web, sala della comunità…; sinergia avvantaggiata dalla piattaforma digitale, ma soprattutto da una precisa volontà politica”.
La possibilità di realizzare almeno in parte tali obiettivi – ha concluso – è “strettamente proporzionata alla capacità di intessere relazioni significative sul territorio”, per arrivare, anche attraverso la comunicazione, ad animare di spirito cristiano la cultura.

A tal riguardo, mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali e Sottosegretario della CEI, ha innanzitutto esortato a valorizzare il portale del Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze, dove il cammino preparatorio all’evento verrà raccontato passo passo, con attenzione alle singole regioni (http://www.firenze2015.it/).
Nel contempo ha riconosciuto come i siti web – compreso il nuovo sito istituzionale della Cet – rischiano di partire dalla parte sbagliata, quando le diocesi vivono una sorta di autosufficienza: “Il sito funziona se si crede nella collaborazione, altrimenti sarà fatto da contenuti raccogliticci, ma non diventerà riferimento.
“Non è più tempo per andare avanti da soli – ha aggiunto – per cui tutto ciò che può rafforzare la Commissione regionale va potenziato con un investimento innanzitutto di fiducia, che porti a iniziative di formazione, a favore della pastorale e del dialogo con la cultura”.
Tra queste, mons. Pompili ha ricordato la realtà del corso ANICEC che “non smette di essere fondamentale se si vuol generare capitale umano da spendere nel mondo della comunicazione diffusa: dare opportunità formative è la premessa per un ringiovanimento di stili e di linguaggi, altrimenti ingessati o congelati”.
Rivolgendosi, quindi, in particolare ai responsabili dei settimanali e delle radio diocesane ha insistito sulla necessità di non nascondere la crisi sotto il tappeto – “inutile gonfiare il numero delle copie vendute o dei dati d’ascolto” – per “un confronto sincero, un calare le carte che non è resa, ma disponibilità a riposizionarsi, prima che questo sia dettato in maniera inesorabile dalla realtà”.
Dalla carta alla radio e, quindi, alla televisione, che ha visto la presenza del direttore di rete di TV2000: “La disponibilità espressa da Paolo Ruffini, oltre che la sua sapiente ispirazione, rappresenta una garanzia per tutti: non è più tempo di polemiche e di polarizzazioni tra tv nazionale e tv locali, occorre procedere insieme nella distinzione, con reciproco vantaggio”.
Infine, mons. Pompili si è soffermato sulle sale della comunità, invitando a valorizzarle con proposte comuni e iniziative quali Teatri del Sacro.
“La Chiesa in uscita non è un facile slogan – ha concluso – ma la riproposizione di una qualità essenziale per la Chiesa e cioè la sua missionarietà. Il mondo della comunicazione sociale, pur dentro a cambiamenti veloci, di questa estroversione della Chiesa può essere la punta di diamante, creando ponti di dialogo e di contatto tra dentro e fuori”.

10 Ottobre 2014

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