Educare è dare al ragazzo il coraggio verso se stesso. È sostenerlo nella conquista della libertà sua propria. È aiutarlo a trovare la sua strada verso Dio. Attingendo al pensiero di Romano Guardini, lunedì 10 febbraio il Card. Angelo Bagnasco ha accolto a Genova i 550 responsabili di pastorale giovanile delle diocesi italiane, riuniti fino a giovedì 13.
La giornata piovosa non ha frenato l'entusiasmo dei responsabili di pastorale giovanile, giunti da tutto il Paese per riflettere insieme sul tema della cura educativa.
Solo la dedizione, l'intelligenza e il sacrificio che momenti come questo hanno alle spalle ha esordito il Card. Angelo Bagnasco, introducendo i lavori con parole di stima e, insieme, di richiamo all'essenziale.
Il vostro compito non è quello di organizzare incontri, ha spiegato, ma di aiutare gli altri a crescere come persone e come cristiani: è questo lo scopo di ogni vostra attività, altrimenti tutto si risolverebbe in uno spendersi con generosità, investendo notevoli energie, ma rendendo poco.
Non si tratta di interpretarsi all'insegna dell'efficientismo, ha aggiunto, quanto di riconoscere che tutto il bene che noi riusciamo a realizzare o è fatto per Dio o è una fatica vana; occorre che Lui sia in cima ai nostro pensiero e al nostro lavoro.
Rifacendosi, quindi, all'insegnamento di Romano Guardini Tra i tanti che si accumulano nella vita, rimangono a galla soltanto alcuni testi fondamentali I giovani affollavano le sue lezioni, perché avvertivano che non batteva l'aria né seminava illusioni. Il Cardinale ha ricordato come educare significhi dare alla persona il coraggio verso se stessa, sostenerla nella conquista della libertà sua propria, aiutarla a trovare la sua strada verso Dio.
Come educatori, la vostra prima domanda non riguardi che cosa potete fare per i ragazzi, ha concluso il Card. Bagnasco, ma chi siete voi. Allora avrete poi cura perché l'altro non solo abbia le carte per affermarsi nella vita, ma cresca fino alla maturità del suo rapporto con Dio.