Sono 550 i responsabili di pastorale giovanile che – in rappresentanza di 150 diocesi italiane – da lunedì 10 a giovedì 13 febbraio si ritrovano a convegno a Genova per riflettere sul tema della cura educativa e, soprattutto, per vivere un’esperienza di comunione e di scambio.
“Impossibile non pensarci – commenta don Michele Falabretti, Responsabile del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile –: un porto come quello di Genova fa pensare alle tantissime partenze e arrivi che nei secoli hanno caratterizzato questo luogo. L’immagine di quelle tantissime partenze e arrivi, rimanda a ogni partenza che ciascuno di noi affronta dal momento in cui viene al mondo.
“E nessuno – aggiunge – affronta una partenza sola: ce ne sono tante e diverse. Essere educatori significa avere il coraggio di accompagnare ragazzi e giovani nei loro processi di approdo e ripartenza continui.
“Si tratta di imparare, un po’ alla volta, l’arte di saper prendere le misure – spiega ancora don Falabretti –: perché a volte è necessario custodire, come fa la curva di un porto; a volte bisogna mostrare l’orizzonte e saper invitare a prendere il largo, come Gesù che invita più di una volta i suoi a staccarsi dalla riva; a volte bisogna lasciare che i nostri adolescenti e giovani prendano il largo e chi ha il compito di essere educatore sappia stare a riva accendendo la luce del faro”.
Una luce, conclude, che ha una sorgente precisa: “Non è il faro delle nostre idee o delle nostre passioni. È quella luce che la Chiesa ha consegnato a ciascuno, per le mani del papà, il giorno del Battesimo: la luce della fede capace di scaldare il cuore e di fargli desiderare che nel mondo venga e si manifesti attraverso di noi, una buona volta, l’umanità di Dio”.