Con la sua Croce Gesù si unisce al “silenzio delle vittime della violenza”, alle “famiglie che sono in difficoltà”, a “tutte le persone che soffrono la fame”, a chi è “perseguitato per la religione, per le idee, o semplicemente per il colore della pelle”, ai “a tanti giovani che hanno perso la fiducia nelle istituzioni politiche perché vedono egoismo e corruzione o che hanno perso la fede nella Chiesa, e persino in Dio, per l’incoerenza di cristiani e di ministri del Vangelo”.
Papa Francesco, a conclusione della Via Crucis che venerdì 26 luglio si è snodata sul Lungomare di Copacabana, si rivolge ai giovani esortandoli a non restare vittime dei disagi, delle difficoltà e delle domande esistenziali che travagliano la loro vita, ma a “fidarsi di Gesù”, ad “affidarsi totalmente a Lui”, perché “con lui, il male, la sofferenza e la morte non hanno l’ultima parola”. La sua Croce “lascia in ciascuno di noi un bene che nessuno può darci: la certezza dell’amore incrollabile di Dio per noi”, “la sua immensa misericordia”.
La speranza e la vita che ne nascono, aggiunge Francesco, sono contagiosi: “La Croce di Cristo ci insegna a guardare sempre l’altro con misericordia e amore, soprattutto chi soffre, chi ha bisogno di aiuto, chi aspetta una parola, un gesto e ad uscire da noi stessi per andargli incontro e tendergli la mano”. Si tratta di scegliere, conclude il Papa: si può preferire essere “come Pilato, che non ha il coraggio di andare controcorrente per salvare la vita di Gesù e se ne lava le mani” o “come il Cireneo”, “come Maria e le altre donne, che non hanno paura di accompagnare Gesù fino alla fine con amore e tenerezza”.
Sabato 27, le dirette streaming (ora italiana): alle 14 S. Messa del Papa nella Cattedrale di Rio; alle 00.30, Veglia di preghiera con i giovani a Guaratiba.