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Rom e rifugiati,
la preoccupazione della Chiesa

260110-302
Al termine dell’incontro della Commissione Episcopale per le migrazioni (CEMi) del 2 ottobre, i Vescovi hanno diffuso il presente comunicato.
  1. I Vescovi della CEMi hanno ricordato, all’inizio dell’incontro e nella celebrazione eucaristica partecipata dal personale della Migrantes e di altri organismi della CEI, S.E. Mons. Bruno Schettino, Presidente della CEMi e della Fondazione Migrantes dal 2009, venuto a mancare improvvisamente venerdì 21 settembre. Il Vescovo Schiavon, Presidente ad interim della CEMi, nel ricordare il Vescovo Schettino ha ripreso le parole di Paolo agli anziani di Efeso: “Ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e le prove” (At 20,19). I Vescovi della CEMi hanno ricordato l’impegno di questi anni nella pastorale delle migrazioni a livello nazionale, resa ancora più intensa per la passione e la cura pastorale per i migranti, soprattutto africani, presenti nel territorio diocesano di Capua, soprattutto lungo il litorale domizio, una terra segnata da sofferenze e speranze. Il giorno dei funerali, domenica 23 settembre, la cattedrale di Capua, stracolma anche nel cortile antistante, è diventata la casa dove molte persone, immigrate nella nostra terra, piangevano un padre, un amico. La sua scomparsa e la celebrazione esequiale che l’ha accompagnata diventano per la CEMi e per la Migrantes un segno e un richiamo ancora più forte per un lavoro pastorale nelle nostre comunità per e con i migranti.
  2. I Vescovi della CEMi hanno mostrato preoccupazione per la ripresa degli sgomberi dei campi rom in alcune città italiane, senza un preciso progetto abitativo futuro, annullando la prospettiva indicate dall’Europa e recepite in un recente Piano integrazione nazionale. La ripresa degli sgomberi porta anche con sé l’annullamento dei progetti scolastici per i minori presenti nei campi, mettendo a rischio un diritto/dovere fondamentale.
  3. Uguale preoccupazione i Vescovi della CEMi pongono per la data del 31 dicembre 2012 che si avvicina e che vedrà la fine del permesso umanitario per tante persone sbarcate nel corso del 2011 in Italia, in seguito alla cosiddetta ‘primavera araba’. La mancanza ancora di un piano europeo che permetta la libera circolazione delle persone con un titolo di protezione umanitaria, così da raggiungere i familiari e le proprie comunità e sfruttare più possibilità lavorative, come anche di progetti di cooperazione internazionale e per il rimpatrio assistito rendono precaria la situazione di oltre 20.000 persone, che rischiano così di cadere nell’irregolarità e essere vittime di un nuovo sfruttamento. I disagi e le numerose difficoltà burocratiche, economiche e sociali vissute dai centri e dalle comunità di accoglienza – molti dei quali nelle nostre diocesi, parrocchie e negli istituti religiosi -, in questo tempo di accoglienza di quasi due anni, chiedono di far uscire da forme occasionali ed emergenziali la tutela delle persone che hanno un titolo di protezione umanitaria. La prospettiva realistica di nuove ondate di arrivi di persone che vivono il dramma della fuga per ragioni politiche e religiose chiedono di non lasciare ancora nella precarietà strutture e percorsi di accoglienza e protezione umanitaria.
La prossima Giornata mondiale del Migrante e del rifugiato, che si celebrerà il 13 gennaio 2013, costituirà un’occasione importante, guidati dal tema che il S. Padre ha scelto: “Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza”, per riflettere nelle nostre comunità sulle diverse situazioni di persone in cammino (dai giovani che nuovamente emigrano dall’Italia ai richiedenti asilo, alla gente dello spettacolo viaggiante…), perché non manchi una cura pastorale che sappia valorizzare l’esperienza di fede e di vita di ciascuno e aiuti tutti a costruire percorsi e storie di speranza.
02 Ottobre 2012

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