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Il lavoro?
Rimane vocazione

seminaristi
Il corso per studenti di teologia – organizzato dagli Uffici Nazionali della CEI per i problemi sociali e il lavoro e per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, dalla Fondazione Migrantes e in collaborazione con l’Istituto Pastorale Redemptor Hominis della Pontificia Università Lateranense –
si svolge a Castelletto di Brenzone (VR) da mercoledì 11 a domenica 15 luglio e ha come tema “Alleanze educative e vita sociale. Educare alla vita buona del Vangelo con la Dottrina sociale della Chiesa”.
“Si vogliono proporre ai seminaristi – spiegano gli organizzatori – percorsi e proposte di una pastorale incentrata sul primato di Dio, la centralità della persona umana e l’attenzione all’alfabeto concreto della vita quotidiana attraverso l’approfondimento, nell’ottica dell’educazione, del prezioso insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa a partire dall’enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI e alla luce degli Orientamenti pastorali Educare alla vita buona del Vangelo della Conferenza Episcopale Italiana».
In apertura, mercoledì 11 luglio, mons. Angelo Casile ha riletto la Caritas in veritate alla luce della parola sviluppo, aiutando i seminaristi a riconoscere in essa la chiave, “il fulcro dell’intera enciclica”.
Mons. Casile ha quindi spiegato che “normalmente concepiamo il lavoro in tre modi: il lavoro è sofferenza, tortura; il lavoro è un’area amorfa, sopportabile che non mi impedisce di cercare altrove la mia autorealizzazione; il lavoro è autorealizzazione, ci si identifica con esso”.
Ancora, ha proseguito il direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali, “possiamo descrivere il lavoro come un posto, che mi offre successo economico; una carriera, che mi offre successo professionale e prestigio sociale; una vocazione, che realizza me stesso nel rapporto con gli altri, con il mondo e con Dio”.
Mons. Casile ha aiutato, quindi, a riconoscere come il lavoro sia vocazione primordiale dell’uomo: “Se è dignitoso, è benedizione dell’uomo e di Dio e rimanda l’uomo a Dio. Gesù ci insegna a valorizzare il lavoro e a non lasciarsi asservire da esso, a viverlo nella profonda relazione tra la fede e la vita, che permette all’uomo, anche attraverso il lavoro, di accogliere gli altri come fratelli e di custodire il creato come dono di Dio”.
Il sintesi, ha concluso, il lavoro come vocazione è legato alla vita della persona, è compito unico e irripetibile, ciò che non facciamo noi non lo farà nessuno; è vita della e per la persona, ma non è mai affare privato, perché aperto a una comunità più ampia, agli altri, a Dio; è servizio nella città e nella società, missione nel mondo; è costruzione di un progetto che parte da lontano (dal passato), si incarna nell’oggi (vive il presente) e proteso al domani (verso e per il futuro); se il futuro non alimenta il presente, è illusione, solo la visione di un futuro possibile alimenta il presente; è dono di sé a Dio e quindi agli altri nella gratuità delle opere e nella fedeltà dei giorni.
Le sette relazioni in programma durante il corso sono state affidate ai seguenti relatori: Prof. Sergio Belardinelli, Ordinario di Sociologia dei processi culturali all’Università di Bologna; Don Matteo Pasinato, Direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro di Vicenza e docente della Facoltà teologica del Triveneto; Prof.ssa Alessandra Smerilli, docente aggiunto di Economia politica alla Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Auxilium di Roma; Prof. Brunetto Salvarani, docente della Facoltà teologica dell’Emilia Romagna; Sandro Giussani, Direttore del Consorzio Cooperative Sociali Ribes di Bergamo; Don Giovanni Dalpiaz, monaco benedettino camaldolese, Priore dell’Eremo S. Giorgio Bardolino di Verona; Prof. Giancarlo Rovati, ordinario di Sociologia generale nella Facoltà di Scienze politiche e Direttore del Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il programma completo dei lavori è comunque disponibile nel sito www.chiesacattolica.it/lavoro
11 Luglio 2012

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