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“I giorni del Congresso Eucaristico hanno avuto il merito di far riscoprire e gustare al popolo cristiano, qui convenuto numeroso da tutte le Chiese che sono in Italia, il mistero dell’Eucaristia che è «il principio causale della Chiesa», cioè l’alimento che la sostiene nel suo cammino attraverso il tempo”.
Con queste parole domenica 11 settembre il Card. Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha accolto Benedetto XVI, giunto sull’Area Fincantieri di Ancona per la celebrazione conclusiva del XXV Congresso Eucaristico Nazionale. In un clima raccolto, hanno partecipato alla S. Messa circa centomila fedeli; 135 i Vescovi presenti.
Al termine della celebrazione, nella preghiera dell’Angelus, il Papa ha ricordato il decimo anniversario degli attentati all’America: “Nel ricordare al Signore della Vita le vittime e i loro familiari, invito i responsabili delle Nazioni e gli uomini di buona volontà a rifiutare sempre la violenza come soluzione dei problemi, a resistere alla tentazione dell’odio e a operare nella società, ispirandosi ai principi della solidarietà, della giustizia e della pace”.
Il Papa ha condiviso il pranzo con i Vescovi e una ventina di disoccupati: a questi ultimi, ha detto: “La Chiesa è vicina alla vostra situazione”.
Alla Messa
Come dimostra “la bimillenaria storia della Chiesa costellata di santi e sante”, dall’Eucaristia nasce “una nuova e intensa assunzione di responsabilità a tutti i livelli della vita comunitaria” e dunque “uno sviluppo sociale positivo, che ha al centro la persona, specie quella povera, malata o disagiata”. È un messaggio forte quello che Benedetto XVI ha voluto consegnare ai partecipanti al XXV Congresso eucaristico nazionale. Dopo un’intensa settimana di approfondimenti, incontri
e momenti di preghiera incentrati sull’eucaristia e sul suo stretto rapporto con gli ambiti della vita civile e sociale, il Papa ha voluto rimarcare che “nutrirsi di Cristo è la via per non restare estranei o indifferenti alle sorti dei fratelli, ma entrare nella stessa logica di amore e di dono del sacrificio della Croce”. “Chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore – ha detto nell’omelia della messa celebrata nell’area portuale di Fincantieri – non può non essere attento, nella trama ordinaria dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato, rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato”-
Alle persone e ai gruppi arrivati dalle diocesi di tutta Italia – circa 100 mila – il Pontefice ha ricordato che “una spiritualità eucaristica è vero antidoto all’individualismo e all’egoismo che spesso caratterizzano la vita quotidiana, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni,
a partire dalla famiglia, con particolare attenzione a lenire le ferite di quelle disgregate”. Non solo: “una spiritualità eucaristica – ha continuato – è anima di una comunità ecclesiale che supera divisioni e contrapposizioni e valorizza le diversità di carismi e ministeri ponendoli a servizio dell’unità della Chiesa, della sua vitalità e della sua missione”. Secondo il Papa inoltre la spiritualità eucaristica è “via per restituire dignità ai giorni dell’uomo e quindi al suo lavoro, nella ricerca della sua conciliazione con i tempi della festa e della famiglia e nell’impegno a superare l’incertezza del precariato e il problema della disoccupazione”. E, ha aggiunto, “ci aiuterà anche ad accostare le diverse forme di fragilità umana consapevoli che esse non offuscano il valore della persona, ma richiedono prossimità, accoglienza e aiuto”. “Dal Pane della vita – ha affermato Benedetto XVI – trarrà vigore una rinnovata capacità educativa, attenta a testimoniare i valori fondamentali dell’esistenza, del sapere, del patrimonio spirituale e culturale; la sua vitalità ci farà abitare la città degli uomini con la disponibilità a spenderci nell’orizzonte del bene comune per la costruzione di una società più equa e fraterna”.
“L’Eucaristia è pane spezzato per la vita del mondo”, ha detto da parte sua il card. Angelo Bagnasco, Presidente della Cei, sottolineando “il legame inscindibile tra l’Eucaristia e la vita quotidiana”. “Uno degli effetti più insidiosi della secolarizzazione – ha denunciato – è quello di relegare la fede cristiana ai margini dell’esistenza, quasi sia inutile e sterile per la vita concreta”. “La perdita della fede va di pari passo con il venir meno di un’autentica sensibilità per il bene comune” mentre “l’incontro con Gesù Cristo trasforma dal di dentro l’esistenza di ciascuno ed è capace di rinnovare la vita di tutti”.
Per questo, il card. Bagnasco ha invocato la benedizione del Papa “per l’Italia che attraversa un delicato momento sociale ed economico; per la nostra gente che ha bisogno della fede come del pane; per la Chiesa perché in essa questo santissimo Mistero sia veramente creduto, devotamente celebrato e intensamente vissuto”.
A preti e sposi
Sacerdozio e matrimonio. Due “stati di vita”, un’unica fonte: “l’amore di Cristo, che dona se stesso per la salvezza dell’umanità”. Lo ha ricordato Benedetto XVI in Cattedrale di San Ciriaco, incontrando sacerdoti e sposi. Entrambi, ha detto, “sono chiamati ad una missione comune: quella di testimoniare e rendere presente questo amore a servizio della comunità, per l’edificazione del Popolo di Dio”. Secondo il Pontefice, “questa prospettiva consente di superare una visione riduttiva della famiglia, che la considera come mera destinataria dell’azione pastorale”. Sebbene infatti la famiglia stia attraversando una “stagione difficile”, ha osservato, “non ne va sminuita l’identità e mortificata la specifica responsabilità”. “La famiglia è ricchezza per gli sposi, bene insostituibile per i figli, fondamento indispensabile della società, comunità vitale per il cammino della Chiesa”, ha aggiunto sottolineando che a livello ecclesiale valorizzare la famiglia significa “riconoscerne la rilevanza nell’azione pastorale”. Essa infatti, in quanto “luogo privilegiato di educazione umana e cristiana” rimane “la migliore alleata del ministero sacerdotale”, “dono prezioso per l’edificazione della comunità”.
“Cari sacerdoti e cari sposi – è stato l’appello del Papa – sappiate trovare sempre nella santa Messa la forza per vivere l’appartenenza a Cristo e alla sua Chiesa, nel perdono, nel dono di sé stessi e nella gratitudine. Il vostro agire quotidiano abbia nella comunione sacramentale la sua origine e il suo centro, perché tutto sia fatto a gloria di Dio”.
“L’educazione alla fede delle nuove generazioni passa anche attraverso la vostra coerenza”, ha detto ancora il Pontefice agli sposi e ai sacerdoti ai quali ha chiesto di “testimoniare “la bellezza esigente della vita cristiana, con la fiducia e la pazienza di chi conosce la potenza del seme gettato nel terreno”.
Ai fidanzati
“Ogni amore umano è segno dell’Amore eterno che ci ha creati, e la cui grazia santifica la scelta di un uomo e di una donna di consegnarsi reciprocamente la vita nel matrimonio”. Benedetto XVI ha voluto ricordarlo a 500 coppie di fidanzati riunite a piazza del Plebiscito per un incontro che, come ha sottolineato l’arcivescovo di Ancona, mons. Edoardo Menichelli, chiude il Congresso “con una dimensione di apertura e di nuovo inizio”.
“Terminiamo con la speranza che questi giovani vogliano assumere l’Eucaristia come Sacramento su cui modellare la vocazione sponsale, dal momento che è l’inesauribile e infinito Amore di Dio che sazia la loro fame e sete di totalità”, ha detto mons. Menichelli prima di lasciare la parola a Massimiliano e Fabiana che hanno raccontato la loro esperienza e hanno domandato al Papa dove trovare il coraggio per “andare oltre la certezza delle cose materiali e fiducia nella Provvidenza del Padre”. “Siamo coscienti – hanno confidato – che la fase dell’innamoramento copre solo il primo tratto di strada da percorrere insieme; è l’Amore, quello che si costruisce nelle pieghe del quotidiano, che costituisce una consapevolezza e una maturazione di un rapporto che va oltre l’oggi, il qui e il subito”.
“Fedeltà, indissolubilità e trasmissione della vita sono i pilastri di ogni famiglia, vero bene comune, patrimonio prezioso per l’intera società: fin d’ora, fondate su di essi il vostro cammino verso il matrimonio e testimoniatelo anche ai vostri coetanei: è un servizio prezioso”, ha risposto il Papa chiedendo loro di accogliere la compagnia della Chiesa e di non “bruciare le tappe”. “Non pensate, secondo una mentalità diffusa, che la convivenza sia garanzia per il futuro: bruciare le tappe finisce per bruciare l’amore, che invece ha bisogno di rispettare i tempi e la gradualità nelle espressioni; ha bisogno di dare spazio a Cristo, che è capace di rendere un amore umano fedele, felice e indissolubile”.
Nell’incontro, caratterizzato da un clima di emozione e di grande sincerità, il Pontefice non ha nascosto che “la difficoltà di trovare un lavoro stabile stende un velo di incertezza sull’avvenire”. Questa condizione, ha osservato, “contribuisce a rimandare l’assunzione di decisioni definitive, e incide in modo negativo sulla crescita della società, che non riesce a valorizzare appieno la ricchezza di energie, di competenze e di creatività della vostra generazione”.
“Nel disorientamento, ciascuno è spinto a muoversi in maniera individuale e autonoma, spesso nel solo perimetro del presente. La frammentazione del tessuto comunitario si riflette in un relativismo che intacca i valori essenziali; la consonanza di sensazioni, di stati d’animo e di emozioni sembra più importante della condivisione di un progetto di vita”, ha rilevato Benedetto XVI evidenziando che così “le scelte di fondo diventano fragili, esposte ad una perenne revocabilità, che spesso viene ritenuta espressione di libertà, mentre ne segnala piuttosto la carenza”. “Appartiene a una cultura priva del vino della festa – ha denunciato – anche l’apparente esaltazione del corpo, che in realtà banalizza la sessualità e tende a farla vivere al di fuori di un contesto di comunione di vita e d’amore”.
“Cari giovani, non abbiate paura di affrontare queste sfide; non perdete mai la speranza. Abbiate coraggio, anche nelle difficoltà, rimanendo saldi nella fede. Siate certi che, in ogni circostanza, siete amati e custoditi dall’amore di Dio, che è la nostra forza”, è stato dunque l’incoraggiamento del Pontefice ai fidanzati. “Siate certi – ha concluso – che anche la Chiesa vi è vicina, vi sostiene, non cessa di guardare a voi con grande fiducia. Essa sa che avete sete di valori, quelli veri, su cui vale la pena di costruire la vostra casa! Il valore della fede, della persona, della famiglia, delle relazioni umane, della giustizia. Non scoraggiatevi davanti alle carenze che sembrano spegnere la gioia sulla mensa della vita”.
11 Settembre 2011

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