“Essere giovani vuol dire lasciarsi interrogare: perché ‘proprio me’? perché ‘qui’ perché ‘in questo tempo’? Interrogativi che aprono su un mistero che non solo affascina, intriga, ma che è determinante per la stabilità alla mia crescita, per essere innestati in un cammino verso una meta”. Così mons. Solmi, vescovo di Parma si rivolge ai giovani ricordandogli che ”la nostra radice è l’amore di Dio e ha il volto di Gesù di Nazareth, il Signore”.
Il Catechista riconosce “quanto sia importante essere radicati, avere delle radici, avere, cioè, un punto fermo a cui riferirsi e nello stesso tempo sentirsi amati, attesi, cercati…e quanto sia deleterio essere sradicati o non riconoscere o avvertire di non avere radici”. Il Vescovo ricorda ai giovani di guardare a Cristo anche quando vivono momenti difficili, quando il dubbio prevale sulla certezza. “Allora siamo ulteriormente sollecitati – precisa il Vescovo – ad andare alla Radice di quell’amore e di ogni amore, da riconoscere un Amore che non viene meno, anche quando – e sembra assurdo – non troviamo più quello delle persone più care”.
Quindi Mons. Solmi sottolinea che mettiamo le radici più salde della nostra vita “in una Persona che ci ha amati e accolti da sempre e che non viene meno: mi ha amato chiamandomi e chiamandomi mi ama”. “La nostra radice è nel Dono – continua il Catechista – anche qui facciamo l’esperienza di essere amati, attesi, di essere cercati e non dimenticati da Dio e quando vogliamo amare, sentiamo che rispondiamo all’amore e che Lui ci previene e ci accompagna, senza perdere nulla di quanto noi siamo, al contrario dando forza e vigore a noi stessi, facendoci crescere come fa uno che ci vuol veramente bene”. Con enfasi il Vescovo ricorda la scelta coraggiosa di Gesù di morire in croce per donarsi completamente agli altri: un gesto di amore incondizionato. “La croce non è un legno secco – afferma Mons. Solmi – che non può germogliare, o dare frutti, al contrario è l’albero della vita, germoglia, è la radice di un mondo nuovo, nel quale noi siamo nati”.
Con questa idea di croce gemmata e fiorita, il Catechista esorta i ragazzi a riconoscere Gesù come il Signore della loro storia, della loro vita e del loro futuro.