“E’ ancora possibile credere? Chi è Dio per me? Che cosa cambia della mia vita la sua presenza?”. Con queste domande – “non astratte o retoriche, ma che entrano nella carne della vita di ciascuno” – il Card. Angelo Bagnasco, ha aperto mercoledì 17 agosto, la sua catechesi ai giovani.
Dando voce a quel paradosso che è l’uomo – “una canna, ma una canna che pensa” ha evidenziato, citando Pascal – il Presidente della Cei ha ricordato come non si viva solo per consumare delle cose o del tempo, ma nella conoscenza del perché e del per che cosa si vive: “altrimenti – ha ammonito – siamo dei vagabondi senza casa e senza terra, naufraghi della vita, che vivono alla giornata”, per i quali quindi “il momento presente diventa il tutto per colui che non ha una meta”.
La risposta al mistero di miseria e di grandezza di ciascuno riposa in Dio, ha aggiunto riprendendo il Messaggio del Papa: “Dio è la sorgente della vita; eliminarlo equivale a separarsi da questa fonte, privarsi della pienezza e della gioia”.
Il mondo stesso, ha continuato il Presidente, “esiste perché Dio ama”, “trova in Lui la sua origine e il suo destino”; nell’uomo – “punta rovente dell’universo” – che “esce da sé per donare ciò che di bello ha ed è”, il creato stesso ama.
Prima di concludere soffermandosi sulle ragione per cui il clima culturale che si respira non favorisce l’accesso a Dio, il Cardinale ha indicato in Gesù di Nazaret l’uomo vero, in cui prende volto definitivo “quella mano d’intelligenza e d’amore che crea e dà significato e valore all’uomo e alle cose, che orienta la vita”.