Le pagine bibliche, che la liturgia in questi giorni di fine anno liturgico offre all’ascolto, alla meditazione e alla preghiera, indirizzano il nostro sguardo verso il compimento e l’esito finale del nostro cammino storico. Quelle di oggi poi lo fanno con un accento particolare sull’aspetto più inquietante della rappresentazione della fine di tutto, evocando impressionanti immagini di sconvolgimenti storici e cosmici. Anche le scene più ordinarie legate al lavoro della terra e alla festa del raccolto e dell’abbondanza, come la mietitura e la vendemmia, si colorano nella narrazione quasi surreale dell’Apocalisse (14,14-19) del loro contrario, trasmutandosi in eventi di giudizio e di punizione. Il Vangelo poi (Lc 21,5-11) invita a scorgere dietro l’apparenza carica di splendore del tempio la distruzione incombente, che ridurrà la maestosa costruzione in un ammasso di rovine, di cui non si lascia scorgere nemmeno “pietra su pietra”. Ancora sullo sguardo mette l’accento l’invito a guardare di non lasciarsi ingannare. Si tratta di un invito a capovolgere lo sguardo, a vedere la verità delle cose come nascondimento del loro contrario: lui non è in coloro che si spacciano di esserlo, guerre e rivoluzioni non devono suscitare terrore, i segni della fine non sono la fine. I fatti più terrificanti e sconvolgenti fanno parte della storia.
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S.E. Mons. Mariano Crociata