Carissimi Fratelli e Sorelle nel Signore
Guardare il presepe è come ritornare a casa. Per questo ne abbiamo bisogno: non solo perché sprigiona ricordi cari dell’infanzia, ma anche perché ci richiama alla vita, a quello che dovrebbe essere, alla sua verità.
Al centro troviamo la grotta con la sacra Famiglia: è un punto luminoso nella consueta penombra del presepe. Tutto deve condurre il nostro sguardo a quel punto di luce che è il mistero del Dio fatto uomo. Infatti il “tutto” del presepe è variegato ma non per gusto di cornice, bensì per sapienza di fede e di umanità. Chi sono, infatti, i pastori? Non sono solamente l’espressione fedele dei testimoni di quell’evento di grazia, ma sono anche dei messaggeri di qualcosa che riguarda noi oggi: qualunque sia la nostra vocazione e la forma della nostra vita, qualunque il nostro lavoro e i compiti, infatti, tutti dobbiamo essere come i pastori del presepe. Innanzitutto, umili e semplici. Non sembrano di moda queste virtù che danno peso e sostanza alla vita: piuttosto, l’umiltà è considerata timidezza o paura di misurarsi, viene ritenuta a volte l’atteggiamento dei vili. La semplicità invece sembra sinonimo di poca intelligenza, quasi di animo insipiente. Pare che gli umili e i semplici siano dei perdenti perché poco attrezzati nella lotta della vita.
S. Em. Card. Angelo Bagnasco