Cari Fratelli e Sorelle nel Signore
1. Iniziamo un nuovo anno pastorale. Il tempo scorre veloce, dobbiamo viverlo con riconoscenza perché è dono di Dio, con generosità perché lasci frutti duraturi, con entusiasmo perché tutto sia più bello. Il contrario di questi atteggiamenti spegne l’anima: vivere senza riconoscenza, infatti, significa non accorgerci dei doni che abbiamo, vuol dire vivere ripiegati su ciò che manca, sui limiti, avvolti dalle inevitabili ombre dell’esistenza; senza generosità significa voler risparmiare pigramente il proprio tempo, le proprie energie, mente e cuore, ma in realtà risparmiarsi significa perdere; senza entusiasmo trasciniamo i giorni, non assaporiamo la bellezza della vita, sentiamo doppiamente il peso delle inevitabili prove e siamo in balia del lamento e della tristezza.
2. Ai nostri cari Sacerdoti e Diaconi esprimo la gioia di rivederli: vi porto la gratitudine del Sinodo, perché siete in prima fila a contatto con il popolo, con la vita delle famiglie. A voi, cari fedeli che rappresentate l’intera comunità diocesana, confesso il mio desiderio, anzi il mio bisogno di rivedervi dopo una serie di impegni che mi hanno portato lontano da Genova fisicamente ma non con il pensiero, il cuore, la preghiera. La Giornata mondiale della famiglia negli Stati Uniti, l’incontro con il Consiglio delle Conferenze d’Europa in Terra Santa, il Consiglio Episcopale Permanente a Firenze, e ora il Sinodo appena iniziato, sono stati momenti di grazia che spero – come sempre – possano rifluire dalla mia anima nelle vostre: l’ampiezza della Chiesa e l’eco del mondo devono arricchire il cammino umile ma concreto della nostra Diocesi. Quando gli impegni non si cercano, ma sono compiti dati, allora si è più sereni nel viverli e il Signore è più generoso a compensare nei doveri ordinari: Cristo è il Pastore dei Pastori, il Grande Pastore delle nostre anime. Allora tutto è grazia: fatiche e preoccupazioni, anche limiti ed errori. Sì, tutto è grazia!
3. Guardiamo così al nuovo anno: con riconoscenza, generosità, entusiasmo. E’ il Vangelo di oggi che ce lo ricorda: qualunque sia la nostra vocazione – laici, sacerdoti, consacrati – è per tutti la parola di Gesù: è un lasciare per amore suo, del Vangelo, del Regno. E’ per tutti la promessa di ricevere “in questo tempo cento volte tanto in case, fratelli, sorelle e madri, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà”.
Che cosa ci attende nel nuovo anno pastorale? Non dobbiamo spaventarci se abbiamo l’impressione di un accumulo di eventi: sono obiettivi che ci vengono donati dalla Chiesa e che accogliamo con gli atteggiamenti appena richiamati. Sono tre gli eventi.
4. Innanzitutto il due febbraio prossimo si concluderà l’Anno della vita consacrata: il Papa ha voluto che le persone consacrate di tutto il mondo rinnovassero nella preghiera e nella riflessione la coscienza e la bellezza della loro chiamata: riservati a Dio per il servizio del mondo, fiaccola posta sul candelabro per indicare agli uomini il cielo, segno che anticipa il ritorno glorioso del Signore. Siamo loro grati anche nella nostra Diocesi, e vorremmo che le loro fila crescessero per il bene della Chiesa, delle loro comunità, per l’umanità bisognosa di Dio.
5. E poi avrà inizio – l’otto dicembre – l’Anno della Misericordia. Anche questo ha voluto Papa Francesco come un dono per la Chiesa. Una Chiesa rinnovata dalla misericordia di Dio, di cui Cristo è il volto splendente, una Chiesa che sempre più percorre le vie della misericordia, che sostiene l’umanità peregrinante nel tempo con la verità del Vangelo, la Tradizione viva della Chiesa, la forza dei sacramenti, la mano della comunione fraterna, l’attenzione agli indigenti di ieri e di oggi…è una benedizione per il mondo. Che importa se a volte il Vangelo incontra indifferenza o incomprensione, e in diverse parti della Terra anche persecuzione e violenza? Che importa se in alcune regioni occidentali la comunità cristiana è minoranza e sembra sempre più irrilevante per la società e la cultura? Noi sappiamo che la vera rilevanza non è il consenso politico o sociale, ma la fedeltà al Vangelo, la fedeltà a Cristo. E’ vero che la fedeltà a Cristo ci può far apparire inattuali allo giudizio del mondo, ma siamo certi che è questa la prima forma per amare gli uomini e per servirli.
6. Infine, sarà l’anno del Congresso Eucaristico Nazionale che si celebrerà a Genova dal 15 al 18 settembre. Nella tradizione pastorale della Chiesa in Italia, ricorre questo appuntamento ogni certo numero di anni. L’ultimo che si svolse a Genova fu nel 1923. Gli ultimi due furono a Bari e poi ad Ancona: ora tocca al nord, e i Vescovi hanno scelto la nostra Diocesi. Ne siamo lieti e onorati. Un frutto del Congresso sarà, poi, la missione dei giovani ai giovani per l’anno pastorale 2016-17.
7. Questi diversi appuntamenti non devono farci diventare ansiosi – come faremo? – né suscitare rifiuto: è troppo, impossibile, inutile, abbiamo già le nostre cose da fare! Dobbiamo accoglierli non come un fardello che si aggiunge, ma come una grazia. Tocca a noi – Sacerdoti, Consacrati, Consigli Pastorali parrocchiali e vicariali, popolo – inserirli nella vita ordinaria delle nostre comunità. Questo inserimento sarà facilissimo se ci crederemo noi Pastori e Operatori, e sarà una benedizione perché aiuterà a vitalizzare le cose che già facciamo. Si tratta di non cedere alla tentazione di rinchiuderci nei nostri perimetri parrocchiali, religiosi o aggregativi, di non cedere al rischio di credere che quello che pensiamo noi è sempre il meglio. Perderemmo delle occasioni di grazia che la Chiesa ci offre e non gusteremmo la gioia del camminare insieme.
8 Come sempre, la programmazione pastorale è stata presentata a giugno, e ora sono pronti i primi sussidi per la catechesi da fare secondo le modalità migliori per ogni situazione. Non è la sede questa per entrare nei dettagli, ma desidero raccomandare almeno una cosa: i pellegrinaggi giubilari alla porta santa che apriremo – come in tutto il mondo – domenica 13 dicembre nel pomeriggio. Potranno essere fatti personalmente, oppure di parrocchia o di gruppo, ma anche di vicariato. Con l’aiuto di Dio, vorrei essere io stesso presente qui in Cattedrale per presiedere ogni pellegrinaggio vicariale: per questo sono state fornite delle date utili lungo tutto l’anno giubilare.
9. Un’ultima parola sul biennio nel quale abbiamo lavorato sulla famiglia tra un Sinodo e l’altro. Il lavoro ha avuto dei buoni risultati, li stiamo raccogliendo negli ultimi incontri di zona. Desidero ringraziare l’Ufficio per la Famiglia, la Commissione diocesana, e tutti coloro che – sacerdoti e laici – vi hanno creduto e lavorato con generosità ed entusiasmo. Il Signore, che è entrato nella storia attraverso la via della famiglia, vi benedice. La decisiva importanza della famiglia per la Chiesa e la società risuona nell’aula sinodale da un capo all’altro della terra: essa – dice il Santo Padre – è spesso disprezzata e maltrattata. Ma esiste un popolo di famiglie che sostiene il lavoro dei Padri sinodali e che si è fatto visibile anche a Philadeflia e in Pazza San Pietro: le loro testimonianze sono commoventi e ci dicono che tutto si conquista con l’impegno e il sacrificio e che, con la grazia del matrimonio, l’impossibile diventa possibile.
La Sacra Famiglia di Nazaret ci benedica tutti e ci doni la gioia rinnovata della fede: insieme al dono della vita, è questa la prima e più grande grazia, la fortuna che abbiamo ricevuto!