A proposito del Congresso delle A.C.L.I. a Cagliari

A proposito del Congresso delle A.C.L.I. a Cagliari

Il Consiglio Permanente ha ritenuto opportuno partecipare ai Vescovi la «nota» del Gruppo Sacerdotale per la Pastorale del mondo del lavoro, intitolata «Riflessioni del Gruppo Sacerdotale sulle A.C.L.I. dopo il Congresso di Cagliari».
Tale nota viene offerta come documento per una debita valutazione, in modo che appaiano con chiarezza i problemi che emergono dalle conclusioni di tale Congresso.
Le situazioni locali possono avere sfumature varie; ma le indicazioni che emergono dai documenti del Congresso rimangono quali linee direttive per la vita delle A.C.L.I.
 
 
Riflessioni del gruppo sacerdotale sulle A.C.L.I. dopo il Congresso di Cagliari
 
Le seguenti riflessioni sono ricavate dall'esame della nuova formulazione dei due primi articoli dello Statuto, dalla mozione della «maggioranza» e da quella sul Sacerdote nelle A.C.L.I. approvata all'unanimità.
 
1) Le A.C.L.I. al loro XII Congresso celebratosi a Cagliari nei giorni 13-16 aprile hanno, ci sembra, chiaramente confermato la linea del Congresso di Torino di voler essere un movimento che agisce per finalità spiccatamente di ordine temporale «nel prevalente impegno – come dice la mozione congressuale di maggioranza – inteso a sostenere la loro proposta sociale e politica».
Ciò risulta evidente anche dalla nuova formulazione dei due primi articoli dello Statuto: «Le A.C.L.I. … organizzano i lavoratori cristiani che intendono contribuire alla costruzione di una nuova società in cui sia assicurato, secondo giustizia, lo sviluppo integrale dell'uomo».
Anche l'azione sociale che le A.C.L.I. promuovono si qualifica così: «a partire dagli ambienti di lavoro, investe tutti i momenti della condizione dei lavoratori e tende alla trasformazione dell'attuale società».
Le A.C.L.I. non hanno nulla cambiato sostanzialmente della linea culturale operativa sviluppatasi dal Congresso di Torino attraverso Vallombrosa '70. Ciò va detto pur riconoscendo qualche revisione circa il rispetto delle istituzioni democratiche, i diritti personali e di gruppo dei cittadini e i metodi di azione. Rifiuto quindi della dittatura, della violenza, per il pluralismo e la democrazia.
Le A.C.L.I. di oggi sono comunque un movimento che opera per il cambiamento della società civile in senso anticapitalista e con prospettiva tendenzialmente socialista, anche se non precisata.
 
2) E' evidente che soprattutto i nuovi articoli dello Statuto confermano la grossa evoluzione avvenuta in questi ultimi anni, cosicché le A.C.L.I. sono davvero diverse, e ciò giustifica la presa di posizione del Consiglio di Presidenza della C.E.I.
Il ritiro del consenso, accettato dal Congresso come una conquista positiva di autonomia, deve dunque, ci sembra, rimanere con tutte le sue logiche conseguenze.
Le A.C.L.I. non possono essere considerate, dunque, una associazione di tipo ecclesiale, giacché anche l'azione sociale da esse condotta non è finalizzata di per sé ad una precisa animazione cristiana delle realtà temporali, quanto alla trasformazione strutturale della società. Esse sono, in quanto gruppo, componente della società civile, sono movimento operaio innanzitutto, non una associazione di tipo misto, apostolica e sociale, come originariamente esse furono, sintesi, di fatto, dell'ecclesiale e del civile.
Non esiste mai, ad esempio, pur essendo stata richiesta, la dichiarazione che il Movimento, oltre la fedeltà al Vangelo e all'insegnamento della Chiesa, sarà attento anche agli orientamenti operativi di natura pastorale.
 
3) In tale nuova realtà non può esistere un rapporto ufficiale e organico tra la Gerarchia ecclesiastica e il Movimento. I Pastori dovrebbero:
 
a) prendere semplicemente atto della situazione constatandone l'avvenuta chiarificazione sulla nuova fisionomia e ruolo dell' Associazione;
b) esprimere un giudizio positivo o negativo sull'autenticità dell'ispirazione cristiana delle A.C.L.I.;
c) seguire attentamente la vita e lo sviluppo dell'Associazione stessa come quella di tutte le organizzazioni di lavoratori.
 
4) Il Gruppo sacerdotale nazionale, nel quadro di un programma serio, a livello generale, di una pastorale per il mondo del lavoro, ritiene necessaria una attenzione adeguata anche a questo gruppo organizzato di lavoratori cristiani per venir incontro alle loro esigenze spirituali.
Le A.C.L.I., pur cessando di essere «mezzo indispensabile dell'apostolato moderno» (Pio XII), sembrano ancora offrire uno spazio notevole all'attività pastorale della Chiesa (oggetto di pastorale e non più soggetto).
 
5) Per questo il sacerdote, come richiesto da tutti i congressi provinciali e ufficialmente dal Congresso nazionale all'unanimità, può continuare ad offrire il suo servizio, non più in forma organica, sistematica e istituzionalizzata, ma in particolari momenti formativi e religiosi.
 
6) Nel momento attuale pare urgente che l'Episcopato Italiano sottolinei nuovamente la necessità di un impegno di tutta la Chiesa nel mondo del lavoro e in particolare la necessità di tendere con serietà alla costituzione di un movimento ecclesiale di lavoratori. Al lancio di questa idea dovrebbe far seguito un congruo periodo di organizzazione di gruppi da condurre poi alla costituzione vera e propria del movimento ecclesiale.
 
23.IV.1972.
 

CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE

23 Aprile 1972

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