Sul momento attuale della vita del Paese

Sul momento attuale della vita del Paese
NOTA DELLA PRESIDENZA DELLA C.E.I.
 
1. – La società italiana vive una stagione caratterizzata dalle rapide trasformazioni tecnologiche, dal rilancio della produzione e dal miglioramento complessivo della situazione economica. Il clima della convivenza civile si è rasserenato, anche per la sconfitta, pur non completa e non definitiva, del terrorismo politico. L'Accordo di revisione del Concordato ha sancito l'impegno della Chiesa e dello Stato alla reciproca collaborazione per la promozione dell'uomo e il bene del Paese, nel pieno rispetto della distinzione e dell'autonomia che devono caratterizzare i loro rapporti (cfr. art. 1). Non è il caso però di indulgere a facili ottimismi. Sussistono e si accentuano infatti fenomeni gravi e preoccupanti, come l'aumento della disoccupazione, l'ulteriore deterioramento del costume morale e il diffondersi di una mentalità individualistica che sembra ignorare il valore primario della solidarietà. Si creano così impreviste e improvvise situazioni di nuovo turbamento e di nuove insicurezze.
2. – A questi aspetti problematici si è aggiunto ora il precipitare di una crisi politica che conduce ancora una volta il Paese ad elezioni anticipate.
E' una crisi dei rapporti tra le forze politiche, ma forse più in profondità è crisi intrinseca alle ragioni e ai modi dell'agire politico. Crisi da tempo latente e tanto più inquietante perché la gente fatica a comprenderne le motivazioni ed e quindi portata ad accentuare il proprio distacco dallo Stato e dalle sue istituzioni, smarrendosi sempre più nei sentieri dell'individualismo.
3. – Come Vescovi, solleciti unicamente del bene del Paese e partecipi delle difficoltà e delle speranze della nostra gente in questa situazione riteniamo di doverci tempestivamente e serenamente esprimere. Siamo ben consapevoli che la missione della Chiesa è di ordine religioso e come tale non si confonde con gli interessi di alcuna parte politica (cfr. GS, 42), ma siamo egualmente convinti che ciò non può non significare silenzio o neutralità nelle questioni in cui sono in gioco il bene comune, i diritti e i doveri della persona umana, i valori morali e religiosi (cfr. GS, 76).
4. – « Il Paese non crescerà, se non insieme »: queste parole scritte nel 1981 (La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, n. 8) valgono ancora oggi.
Facciamo nostro pertanto l'invito che sale dalla base del Paese, di ristabilire al più presto un clima di fiducia e di leale collaborazione, e di condurre la stessa competizione elettorale in spirito di civile e sereno confronto.
5. – Il bene di una comunità politica si fonda su alcuni valori che sono anzitutto di ordine morale, quali la vita umana, sacra e inviolabile in ogni istante della sua esistenza, la dignità e libertà della persona, la solidarietà e la giustizia sociale, la stabilità della famiglia, il pluralismo sociale e istituzionale nel quadro del bene comune, un ordine internazionale fondato sul rispetto dei popoli, la pace e lo sviluppo.
Con questi valori ogni forza politica è chiamata a confrontarsi nei propri programmi e nell'esercizio concreto del proprio ruolo, tanto più che dal loro rispetto ed equilibrio dipende la soluzione di altri gravi problemi, come $quelli del lavoro, della casa, dell'educazione, della scuola, della stessa libertà religiosa.
In rapporto ai medesimi valori i credenti e tutti i cittadini solleciti del bene del Paese devono impegnarsi in prima persona e indirizzare le proprie scelte, valutandone responsabilmente le conseguenze sul piano morale e sociale, civile e religioso.
6. – Pertanto, anche nelle attuali circostanze, « c'è innanzitutto da assicurare presenza. L'assenteismo, il rifugio nel privato, la delega in bianco non sono leciti a nessuno, ma per i cristiani sono peccato di omissione » (La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, n. 33). Questo vale con forza tutta particolare quando si tratta di esercitare responsabilmente il diritto-dovere del voto: le tentazioni di sfiducia, di sazietà, di sterile protesta vanno fermamente respinte.
7. – Sappiamo bene che in linea di principio dall'unica fede non derivano necessariamente identiche scelte politiche. Ma in concreto non tutte le scelte sono compatibili con la fede e con la visione dell'uomo e della società che dalla fede scaturisce.
Dobbiamo inoltre essere consapevoli della reale situazione italiana e delle chiusure che purtroppo esistono in molte forze politiche, sociali e culturali nei confronti di essenziali valori cristiani e umani. La fedeltà alla tradizione unitaria dell'impegno dei cattolici italiani appare pertanto anche oggi profondamente motivata (cfr. il discorso di Giovanni Paolo II al Convegno ecclesiale di Loreto, n. 8, e La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, n. 37).
8. – Tocca ai cristiani laici agire direttamente nelle strutture pubbliche in coerenza con la fede e con le esigenze del bene comune. La loro presenza deve essere una garanzia di competenza, di moralità, di chiarezza. Ciò acquista speciale rilievo quando si tratta della scelta dei candidati e del loro impegno, se eletti, al servizio del Paese.
Ma questo impegno di servizio riguarda tutti i cittadini, ciascuno secondo le sue possibilità e responsabilità, e per nessuno si esaurisce nel momento elettorale.
Chiediamo in particolare ai giovani di impegnarsi con generosità, nella certezza che anche quella politica è una legittima vocazione dei laici cristiani; al contempo auspichiamo che ai giovani e alle richieste di cui sono portatori sia sempre aperto il giusto spazio.
9. – In un momento di preoccupazione e di incertezza, ma anche di grande importanza per il presente e il futuro del Paese, queste nostre semplici e schiette riflessioni vogliono essere un contributo di fiducia e di chiarezza.
Le affidiamo all'amichevole attenzione di tutti i cittadini e in particolare alla responsabile accoglienza delle comunità cristiane.
Chiediamo a Dio in umile preghiera luce e forza per costruire insieme una società conforme alla vera dignità della persona umana. Maria Santissima nostra Madre, profondamente amata da questo popolo, ci accompagni con la sua potente intercessione.
 
Roma, 9 maggio 1987

PRESIDENZA DELLA CEI

09 Maggio 1987

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