L'8 marzo torna ad offrire all'attenzione di tutti, anche della Chiesa italiana, un'occasione preziosa per riconfermare, al di là della celebrazione di una giornata particolare, la verità sulla donna.
È, questa, una verità che afferma, in primo luogo, la dignità della donna, creata, con l'uomo, da Dio a sua immagine e somiglianza. Nessuna situazione o circostanza, nessuna condizione sociale o culturale possono negare questa fondamentale verità che molte volte, anche vicino a noi, è ancora misconosciuta, avvilita e offesa.
Riaffermare la dignità personale femminile non vuole essere un'occasione di sterile sentimentalità o peggio il segno di un nuovo isolamento della donna, esasperatamente contrapposta all'uomo: al contrario significa riaffermare una innegabile e fondamentale realtà, quella dell'uguaglianza e della reciprocità uomo-donna. La diversità e la complementarità dei sessi costituiscono una grande ricchezza umana e devono potersi esprimere in intesa e corresponsabilità in ogni ambito del pensare e dell'agire, da quello familiare ed educativo a quello sociale e culturale.
È necessario l'impegno di tutti, nella Chiesa e nella società, affinché le parole non rimangano lettera morta e la donna possa concretamente vivere l'a propria vocazione e compiere la missione che le è stata affidata.
In questo nostro mondo che sembra incamminato sempre più decisamente sugli aridi sentieri di una società dominata dalla tecnocrazia, la missione della donna, al di là delle singole attività che svolge e dei molteplici ruoli che riveste, è quella di essere se stessa, la creatura alla cui forza morale e spirituale Dio affida “in un modo speciale” l'uomo.
A tutti, donne e uomini, rivolgiamo l'invito di meditare la Lettera Apostolica “Mulieris dignitatem” che Giovanni Paolo II ha recentemente scritto sulla dignità e sulla vocazione della donna: si potrà così comprendere sempre più lo stupendo mistero della donna nel disegno di Dio.
Roma, 7 marzo 1989
