CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA – prot. n. 409/92 – Roma 1.6.92
Lettera indirizzata ai Membri della C.E.I.
Venerato e caro Confratello,
l'acuirsi del conflitto e il crescere numerico dei rifugiati e dei profughi nella ex Jugoslavia mi inducono a riprendere l'appello già espresso nella recente Assemblea Generale e a rivolgermi ancora una volta alla fraterna sollecitudine dei Vescovi italiani, facendo eco alle pressanti esortazioni del Santo Padre e del Pontificio Consiglio “Cor Unum”.
Si tratta del dramma più grave verificatosi in Europa dopo la seconda guerra mondiale: mentre in Bosnia Erzegovina si consumano atroci massacri, il numero dei rifugiati e dei profughi oltrepassa ormai il milione e mette in grave crisi le possibilità di accoglienza della Croazia e della Slovenia, già duramente provate dalle vicende belliche. È indubbiamente preferibile che i profughi vengano accolti in territori della ex Federazione, evitando cosi dolorosi sradicamenti e difficili problemi di lingua e di ambientamento; ma questo indirizzo potrà esser perseguito soltanto se un massiccio aiuto internazionale ne garantirà le condizioni di base. Urgono perciò aiuti alimentari e interventi di primo soccorso.
Nel frattempo non ci si può dimenticare dei gravi problemi di riassetto e di ricostruzione che si pongono nei territori, soprattutto croati, dove non infuria più la guerra e la popolazione ritorna ad insediarsi: basti pensare che sono più di duecento le chiese distrutte in Croazia, per non parlare di seminari, conventi e altre strutture pastorali.
La Caritas Italiana, in un suo recente comunicato (cfr. Avvenire del 30 maggio, pag 14), ha chiesto che le Chiese locali indicano una nuova colletta, destinata sia a sostenere le diocesi di Croazia e di Slovenia nel loro impegno di accoglienza dei profughi, sia a realizzare il progetto “rapporti solidali”, concordato con il Card. Kuharic, Arcivescovo di Zagabria e Presidente della Conferenza Episcopale, che prevede gemellaggi tra diocesi italiane e villaggi distrutti o danneggiati, con l'obiettivo di accompagnare le popolazioni vittime della guerra nelle fasi del reinsediamento e nel processo di ricostruzione.
Mi permetto di ricordare quanto aveva già segnalato il Presidente della Caritas Italiana durante l'Assemblea Generale: per gli aiuti immediati è preferibile convogliare le offerte in denaro verso la stessa Caritas Italiana, che ha in atto un programma di invio di TIR con destinazione Fiume e Zagabria; per l'impostazione dei “rapporti solidali” è bene prendere contatto con la Caritas Diocesana di Gorizia, che agisce anche a nome della Caritas Italiana, la quale, essendo in stretto contatto con le Caritas della ex Jugoslavia, può offrire utili e concrete indicazioni.
Il comunicato di “Cor Unum” del 27 maggio scorso si conclude con queste parole, che volentieri faccio mie: “Auspichiamo che tutte le Comunità Ecclesiali, in Europa e altrove, si impegnino ancor più al servizio e nell'accoglienza di queste vittime cristiane e musulmane, testimoniando ancora una volta la loro volontà di essere artigiani di una vera pace nella giustizia. Il nostro appello, unito a quello di Giovanni Paolo II, deve ricevere una risposta oggi, non domani”.
Mi è gradita questa occasione per esprimere, ancora una volta, la mia stima e la mia fraterna cordialità nel Signore.
+ DIONIGI TETTAMANZI
Segretario Generale