Messaggio dei Vescovi italiani sulle vocazioni al ministero ordinato e alla vita consacrata

Messaggio dei Vescovi italiani sulle vocazioni al ministero ordinato e alla vita consacrata

iconoscere il Signore nella vostra vita e di dare voi, per primi, una risposta generosa; per poi desiderare di essere simili a Giovanni Battista che indicava ai suoi discepoli non se stesso, ma Gesù: “ecco l´agnello di Dio; ecco colui che toglie il peccato del mondo”.

 
Roma, 21 maggio 1999
 
I Vescovi italiani
Cari fedeli!

In questi giorni abbiamo dedicato ampio tempo della nostra annuale Assemblea a quella realtà grande, misteriosa e preziosa che si chiama vocazione, L´abbiamo fatto pensando soprattutto alle vocazioni al sacerdozio, al diaconato e alla vita consacrata.
Non è per caso che questo è avvenuto. La verità è che vogliamo seriamente pensare al futuro: al futuro della Chiesa e, nel medesimo tempo, al futuro dei giovani.
Non vi nascondiamo i sentimenti che proviamo in questi giorni. Vi è sofferenza in noi perché, da qualche decennio in qua, il calo delle vocazioni sacerdotali e religiose è innegabile; anche se non mancano segnali incoraggianti di ripresa, soprattutto in alcuni seminari e nelle comunità di vita contemplativa. Ma questa traversata del deserto ha certamente il suo valore: ci costringe a rivedere la bontà dei sentieri sui quali ci siamo inoltrati e a chiederci se sono proprio quelli suggeriti dal Vangelo; ci stimola anche a riflettere sui mutamenti avvenuti nella società e nella cultura, in questo mondo divenuto particolarmente complesso; ci obbliga a misurare quanto spazio diamo allo Spirito Santo, che continua a influire in vario modo sulla nostra mente e sul nostro cuore e a stimolare le scelte della nostra libertà. Così la sofferenza diventa non solo realismo, ma speranza e senso di responsabilità.
Per assumere seriamente questa responsabilità intendiamo impegnarci in alcune scelte personali e comunitarie.
La prima consiste nel riconoscere che dire vocazione equivale a dire grazia di Dio che bussa alla porta della nostra vita chiedendo di entrare. Ciò comporta quell´attenzione a Dio che si chiama preghiera e ascolto della sua parola. E significa, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità cristiane, sostenere anche attraverso il lavoro dei catechisti e degli animatori quel cammino di iniziazione cristiana e di crescita spirituale che consiste nell´incontrare e seguire la persona del Signore Gesù.
La seconda scelta tien conto del fatto che Dio, in via normale, ci raggiunge e ci interpella attraverso i suoi messaggeri.
Sono coloro nella cui vita è facile vedere la presenza di Dio come spiegazione più vera e profonda di tutto ciò che dicono e fanno. Questi “messaggeri” di Dio possono essere i genitori, i sacerdoti, tante altre figure di cristiani autentici che, essendo testimoni del Signore, aiutano coloro che incontrano a diventare a loro volta discepoli del Signore. Se la grazia di Dio va riconosciuta come la prima risorsa per le vocazioni di oggi e di domani, questi testimoni sono grazia di Dio in veste umana.
Infine, occorre riflettere sul cammino che conduce un adolescente o un giovane verso la maturità cristiana e offrire il dono prezioso di un accompagnamento spirituale, amorevole e paziente. Se c´è bisogno di testimoni, urge anche la presenza di uomini e donne capaci di capire, seguire e indirizzare a Cristo la nuova generazione. Questa grande carità richiede negli educatori saggezza evangelica nei confronti della questione radicale che i giovani devono affrontare: quella della propria esistenza e del modo di intendere la loro libertà, soprattutto quella del loro futuro da costruire secondo il progetto di Dio.
Ci rivolgiamo dunque a tutte le comunità cristiane, e in particolare a voi genitori, a voi sacerdoti, a voi religiosi e religiose, a voi che operate nel mondo della scuola, a voi tutti che svolgete il compito di catechisti o animatori: vi chiediamo di farvi carico del futuro della Chiesa e del futuro dei nostri carissimi giovani.
Vi chiediamo di r

ASSEMBLEA GENERALE DELLA CEI

21 Maggio 1999

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