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Lettera di Sua Santità Benedetto XVI ai Vescovi della Chiesa Cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei quattro Vescovi consacrati dall’Arcivescovo Lefebvre


In occasione della pubblicazione della Lettera, la Presidenza della CEI ha diffuso il 12 marzo 2009 il seguente comunicato:
«Desideriamo esprimere profonda gratitudine al Santo Padre per la sua ‘parola chiarificatrice’ in ordine alle polemiche, sorte in seguito alla revoca della scomunica a quattro Vescovi, consacrati nel 1988 senza mandato della Santa Sede. Già pochi giorni dopo l’annuncio del provvedimento il Presidente della CEI, Card. Angelo Bagnasco, nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente del 26–28 gennaio 2009, aveva espresso l’apprezzamento dell’intero Episcopato italiano per tale atto di misericordia, manifestando al contempo il disappunto per le infondate e immotivate dichiarazioni di uno dei Vescovi interessati circa la Shoah. Ne è seguita, tuttavia, “una discussione di tale veemenza”, che ha distolto dalla preoccupazione di Benedetto XVI, rivolta unicamente alla causa dell’unità della Chiesa. I Vescovi e le comunità ecclesiali che sono in Italia si stringono con affetto filiale al successore di Pietro e rinnovano l’impegno a “imparare sempre di nuovo l’uso giusto della libertà” e soprattutto “la priorità suprema: l’amore”, secondo le accorate e persuasive parole del Santo Padre».

Cari Confratelli nel ministero episcopale!

La remissione della scomunica ai quattro Vescovi, consacrati nell’anno 1988 dall’Arcivescovo Lefebvre senza mandato della Santa Sede, per molteplici ragioni ha suscitato all’interno e fuori della Chiesa Cattolica una discussione di una tale veemenza quale da molto tempo non si era più sperimentata. Molti Vescovi si sono sentiti perplessi davanti a un avvenimento verificatosi inaspettatamente e difficile da inquadrare positivamente nelle questioni e nei compiti della Chiesa di oggi. Anche se molti Vescovi e fedeli in linea di principio erano disposti a valutare in modo positivo la disposizione del Papa alla riconciliazione, a ciò tuttavia si contrapponeva la questione circa la convenienza di un simile gesto a fronte delle vere urgenze di una vita di fede nel nostro tempo. Alcuni gruppi, invece, accusavano apertamente il Papa di voler tornare indietro, a prima del Concilio: si scatenava così una valanga di proteste, la cui amarezza rivelava ferite risalenti al di là del momento. Mi sento perciò spinto a rivolgere a voi, cari Confratelli, una parola chiarificatrice, che deve aiutare a comprendere le intenzioni che in questo passo hanno guidato me e gli organi competenti della Santa Sede. Spero di contribuire in questo modo alla pace nella Chiesa.
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