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giovedì 13 Giugno 2024

Ufficio delle letture

SANT'ANTONIO DI PADOVA, SACERDOTE E DOTTORE DELLA CHIESA - MEMORIA - II SETTIMANA DEL SALTERIO
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V.
O Dio, vieni a salvarmi

R.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio
   e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre
   nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
Questa introduzione si omette quando si comincia l'Ufficio con l'Invitatorio.
INNO
Frumento di Cristo noi siamo,
cresciuti nel sole di Dio,
nell'acqua del fonte impastati,
segnati dal crisma divino.
In pane trasformaci, o Padre,
per il sacramento di pace:
un Pane, uno Spirito, un Corpo,
la Chiesa una-santa, o Signore.
O Cristo, pastore glorioso,
a te la potenza e l'onore
col Padre e lo Spirito Santo
nei secoli dei secoli. Amen.
1 ant.
Tu ci salvi, Signore:
          celebriamo il tuo nome per sempre.
SALMO 43    Il popolo di Dio nella sventura

In tutte le tribolazioni noi siamo più che vincitori, per
virtù di colui che ci ha amati
(Rm 8, 37).

I    (2-9)

Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito, †
   i nostri padri ci hanno raccontato
     l’opera che hai compiuto ai loro giorni, *
   nei tempi antichi.
Tu, per piantarli, con la tua mano
     hai sradicato le genti, *
   per far loro posto, hai distrutto i popoli.
Poiché non con la spada conquistarono la terra, *
   né fu il loro braccio a salvarli;
ma il tuo braccio e la tua destra
     e la luce del tuo volto, *
   perché tu li amavi.
Sei tu il mio re, Dio mio, *
   che decidi vittorie per Giacobbe.
Per te abbiamo respinto i nostri avversari, *
   nel tuo nome abbiamo annientato
     i nostri aggressori.
Infatti nel mio arco non ho confidato *
   e non la mia spada mi ha salvato,
ma tu ci hai salvati dai nostri avversari, *
   hai confuso i nostri nemici.
In Dio ci gloriamo ogni giorno, *
   celebrando senza fine il tuo nome.
1 ant.
Tu ci salvi, Signore:
          celebriamo il tuo nome per sempre.
2 ant.
Perdona il tuo popolo, Signore;
          non ci esporre alla vergogna.
II    (10-17)
Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna, *
   e più non esci con le nostre schiere.
Ci hai fatti fuggire di fronte agli avversari *
   e i nostri nemici ci hanno spogliati.
Ci hai consegnato come pecore da macello, *
   ci hai dispersi in mezzo alle nazioni.
Hai venduto il tuo popolo per niente, *
   sul loro prezzo non hai guadagnato.
Ci hai resi ludibrio dei nostri vicini, *
   scherno e obbrobrio a chi ci sta intorno.
Ci hai resi la favola dei popoli, *
   su di noi le nazioni scuotono il capo.
L’infamia mi sta sempre davanti *
   e la vergogna copre il mio volto
per la voce di chi insulta e bestemmia, *
   davanti al nemico che brama vendetta.
2 ant.
Perdona il tuo popolo, Signore;
          non ci esporre alla vergogna.
3 ant.
Sorgi, Signore,
          salvaci nella tua misericordia.
III    (18-27)
Tutto questo ci è accaduto †
   e non ti avevamo dimenticato, *
   non avevamo tradito la tua alleanza.
Non si era volto indietro il nostro cuore, *
   i nostri passi non avevano lasciato il tuo sentiero;
ma tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli *
   e ci hai avvolti di ombre tenebrose.
Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio *
   e teso le mani verso un dio straniero,
forse che Dio non lo avrebbe scoperto, *
   lui che conosce i segreti del cuore?
Per te ogni giorno siamo messi a morte, *
   stimati come pecore da macello.
Svégliati, perché dormi, Signore? *
   Déstati, non ci respingere per sempre.
Perché nascondi il tuo volto, *
   dimentichi la nostra miseria e oppressione?
Poiché siamo prostrati nella polvere, *
   il nostro corpo è steso a terra.
Sorgi, vieni in nostro aiuto; *
   salvaci per la tua misericordia.
3 ant.
Sorgi, Signore,
          salvaci nella tua misericordia.
V.
Da chi andremo, Signore?

R.
Tu hai parole di vita eterna.
PRIMA LETTURA
Dal libro di Giosuè
5, 13 – 6, 21
La conquista di Gerico, città fortificata
 
   In quei giorni, mentre Giosuè era presso Gerico, alzò gli occhi ed ecco, vide un uomo in piedi davanti a sé che aveva in mano una spada sguainata. Giosuè si diresse verso di lui e gli chiese: «Tu sei per noi o per i nostri avversari?». Rispose: «No, io sono il capo dell’esercito del Signore. Giungo proprio ora». Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò e gli disse: «Che dice il mio signore al suo servo?». Rispose il capo dell’esercito del Signore a Giosuè: «Togliti i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale tu stai è santo». Giosuè così fece.
   Gerico era saldamente sbarrata dinanzi agli Israeliti; nessuno usciva e nessuno entrava. Disse il Signore a Giosuè: «Vedi, io ti metto in mano Gerico e il suo re. Voi tutti prodi guerrieri, tutti atti alla guerra, girerete intorno alla città, facendo il circuito della città una volta. Così farete per sei giorni. Sette sacerdoti porteranno sette trombe di corno d’ariete davanti all’arca; il settimo giorno poi girerete intorno alla città per sette volte e i sacerdoti suoneranno le trombe. Quando si suonerà il corno dell’ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città crolleranno e il popolo entrerà, ciascuno diritto davanti a sé».
   Giosuè, figlio di Nun, convocò i sacerdoti e disse loro: «Portate l’arca dell’alleanza; sette sacerdoti portino sette trombe di corno d’ariete davanti all’arca del Signore». Disse al popolo: «Mettetevi in marcia e girate intorno alla città e il gruppo armato passi davanti all’arca del Signore». Come Giosuè ebbe parlato al popolo, i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe d’ariete davanti al Signore, si mossero e suonarono le trombe, mentre l’arca dell’alleanza del Signore li seguiva; l’avanguardia precedeva i sacerdoti che suonavano le trombe e la retroguardia seguiva l’arca; si procedeva a suon di tromba. Al popolo Giosuè aveva ordinato: «Non urlate, non fate neppur sentire la voce e non una parola esca dalla vostra bocca finché vi dirò: Lanciate il grido di guerra, allora griderete». L’arca del Signore girò intorno alla città facendo il circuito una volta, poi tornarono nell’accampamento e passarono la notte nell’accampamento.
   Di buon mattino Giosuè si alzò e i sacerdoti portarono l’arca del Signore; i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe di corno di ariete davanti all’arca del Signore, avanzavano suonando, l’avanguardia li precedeva e la retroguardia seguiva l’arca del Signore; si marciava a suon di tromba. Girarono intorno alla città, il secondo giorno, una volta, e tornarono poi all’accampamento. Così fecero per sei giorni.
   Al settimo giorno si alzarono al sorgere dell’aurora e girarono intorno alla città in questo modo per sette volte; soltanto in quel giorno fecero sette volte il giro intorno alla città. Alla settima volta i sacerdoti diedero fiato alle trombe e Giosuè disse al popolo: «Lanciate il grido di guerra perché il Signore vi dà in potere la città. La città con quanto è in essa sarà votata allo sterminio per il Signore; soltanto Raab, la prostituta, vivrà e chiunque è con lei nella casa, perché ha nascosto i messaggeri che noi avevamo inviati. Solo guardatevi da ciò che è votato allo sterminio, perché, mentre eseguite la distruzione, non prendiate qualche cosa di ciò che è votato allo sterminio e rendiate così votato allo sterminio l’accampamento d’Israele e gli portiate disgrazia. Tutto l’argento, l’oro e gli oggetti di rame e di ferro sono cosa sacra per il Signore, devono entrare nel tesoro del Signore». Allora il popolo lanciò il grido di guerra e si suonarono le trombe. Come il popolo udì il suono della tromba ed ebbe lanciato un grande grido di guerra, le mura della città crollarono; il popolo allora salì verso la città, ciascuno diritto davanti a sé, e occuparono la città. Votarono poi allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall’uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino i buoi, gli arieti e gli asini.
 
RESPONSORIO              Cfr. Is 25, 2. 1; Eb 11, 30
R.
Hai ridotto la città nemica a un mucchio di sassi,
non si ricostruirà mai più:
*
Signore, mio Dio, voglio
esaltarti e lodare il tuo nome.

V.
Per fede caddero le mura di Gerico, al giro del
settimo giorno:

R.
Signore, mio Dio, voglio esaltarti e lodare il tuo
nome.
SECONDA LETTURA
Dai «Discorsi» di sant’Antonio di Padova, sacerdote
(I, 226)
La predica è efficace quando parlano le opere
   Chi è pieno di Spirito Santo parla in diverse lingue. Le diverse lingue sono le varie testimonianze su Cristo: così parliamo agli altri di umiltà, di povertà, di pazienza e obbedienza, quando le mostriamo presenti in noi stessi. La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Cessino, ve ne prego, le parole, parlino le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere, e così siamo maledetti dal Signore, perché egli maledì il fico, in cui non trovò frutto, ma solo foglie. «Una legge, dice Gregorio, si imponga al predicatore: metta in atto ciò che predica». Inutilmente vanta la conoscenza della legge colui che con le opere distrugge la sua dottrina.
   Gli apostoli «cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito Santo dava loro il potere di esprimersi» (At 2, 4). Beato dunque chi parla secondo il dettame di questo Spirito e non secondo l’inclinazione del suo animo. Vi sono infatti alcuni che parlano secondo il loro spirito, rubano le parole degli altri e le propalano come proprie. Di costoro e dei loro simili il Signore dice a Geremia: «Perciò, eccomi contro i profeti, oracolo del Signore, i quali si rubano gli uni gli altri le mie parole. Eccomi contro i profeti, oracolo del Signore, che muovono la lingua per dare oracoli. Eccomi contro i profeti di sogni menzogneri, dice il Signore, che li raccontano e travìano il mio popolo con menzogne e millanterie. Io non li ho inviati né ho dato alcun ordine. Essi non gioveranno affatto a questo popolo. Parola del Signore» (Ger 23, 30-32).
   Parliamo quindi secondo quanto ci è dato dallo Spirito Santo, e supplichiamolo umilmente che ci infonda la sua grazia per realizzare di nuovo il giorno di Pentecoste nella perfezione dei cinque sensi e nell’osservanza del decalogo. Preghiamolo che ci ricolmi di un potente spirito di contrizione e che accenda in noi le lingue di fuoco per la professione della fede, perché, ardenti e illuminati negli splendori dei santi, meritiamo di vedere Dio uno e trino.
 
RESPONSORIO      Cfr. Os 14, 6; Sal 91, 13; Sir 24, 1-2
R.
Il giusto sboccerà come un giglio
*
e fiorirà per sempre
davanti al Signore.

V.
Avrà lode nell’assemblea dei santi

R.
e fiorirà per sempre davanti al Signore.
ORAZIONE
   Dio onnipotente ed eterno, che in sant’Antonio di Padova hai dato al tuo popolo un insigne predicatore e un patrono dei poveri e dei sofferenti, fa’ che per sua intercessione seguiamo gli insegnamenti del vangelo e sperimentiamo nella prova il soccorso della tua misericordia. Per il nostro Signore.
       Benediciamo il Signore.

       R.
Rendiamo grazie a Dio.
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